Caracol Pisa Break the Wall

Cristiano Manetti

R-esistire per rilanciare la curiosità e l’aggregazione

In questo momento non è facile esprimere certi pensieri, sopratutto parlare di aggregazione sociale e culturale. Siamo sommersi costantemente da un sacco di informazioni positive e negative e in più c’è la forte pressione emotiva che sentiamo a causa della stasi globale. Tuttavia è anche forte il bisogno di confrontarsi e di comunicare anche se distanziati dai nostri schermi, conservando la speranza di tornare a promuove e fare aggregazione, socialità, cultura.

“Servono nuove esperienze autentiche e non-riproducibili”

Con molto piacere in questa nona puntata di Break the Wall abbiamo il piacere di riflettere con Cristiano Manetti (Re-paly, Carcol) che ci porterà in uno dei luoghi nella nostra città di Pisa, dove da tempo si cerca di riportare al centro della discussione una riformulazione della cultura club a 360 gradi. Non a caso, è anche lo spazio che ospita, o meglio ospitava prima della pandemia, il nostro progetto Club Cultura con una serata al mese. Avete capito, parliamo del Caracol, ma non è il club il solo tema di questo episodio. Ringraziamo la nostra inviata speciale Rozz Ella per questa ulteriore e preziosa intervista.

Prima di perdervi in questo nuovo episodio, vi chiediamo tuttavia di prestare 5 minuti del vostro tempo e se riterrete importante sostenere e condividere una campagna che il Caracol ha avviato da pochi giorni qui.

Cosa è per te la Club Culture?

La Club Culture per me è l’idea che esistano degli spazi in grado di fare aggregazione, di dare e ricevere stimoli riguardo a tutto quello che si muove in ambito culturale, con particolare attenzione alle esperienze più autentiche ed innovative. Posti che evolvono nel corso del tempo e contribuiscano alla formazione in ambito culturale di chi li frequenta, dando al contempo la possibilità di esprimersi a chi è animato da sincera passione. Posti che si pongano nei confronti degli artisti e dei frequentatori con un atteggiamento aperto e rispettoso, garantendo standard il più possibile elevati riguardo all’acustica, alla strumentazione tecnica, mantenendo prezzi accessibili e non chiudendosi alle collaborazioni esterne, se compatibili con la propria sensibilità artistica.

Un disco che la rappresenta? 

Eh… non saprei, sono talmente tanti. Credo che sceglierei una compilation. Tipo quella del 2006 dell’Hacienda, dove ci sono molti artisti in campo elettronico che hanno contribuito alla formazione di una nuova scena.

Fonte Ultrasonica
Quale è la Club cultura che vorresti? 

Vorrei soprattutto che venisse riconosciuto il valore di esperienze (di aggregazione) che non mettono al primo posto il risultato immediato delle serate, in termini di affluenza e incassi, consentendo ad ognuno di fare scelte effettivamente innovative o comunque libere dalla necessità di  mediare per garantirsi la sopravvivenza. Vorrei che fossero riconosciute e tutelate alcune professionalità, come quella dei dj, dei fonici, dei facchini  in modo da garantire un livello adeguato delle proposte e non tagliarle fuori in momenti come questo che stiamo vivendo. Purtroppo su questo terreno l’Italia non è il posto migliore dove aprire un club o pensare di costruirsi un futuro in ambito creativo. 

Fonte Il Tirreno, I Be Forest
Dal ” vecchio Caracol” ad oggi, cosa è  successo?

Se ti riferisci ai due spazi, diciamo che il primo nacque un po’ per caso come luogo di aggregazione culturale e venne adattato alle nostre esigenze mantenendo però diversi aspetti critici a livello strutturale, riguardo ad esempio alla disposizione degli spazi alla collocazione del locale, ecc. mentre il secondo abbiamo avuto la possibilità di progettarlo in modo più libero e forti dell’esperienza precedente. Se ti riferisci invece ai due periodi storici in ambito culturale, sono successe diverse cose. E’ aumentata l’offerta ma è forse diminuita la curiosità e l’abitudine a frequentare certi spazi, specie nelle generazioni più giovani. Alcune proposte “indipendenti” sono diventate “mainstream”, attirando l’interesse dell’industria discografica, il che è stato un bene per loro ma ha trascinato tutto il movimento su livelli difficilmente sostenibili per i locali e tagliato fuori, a livello di visibilità le realtà più piccole. 

Fonte: La Kinzica, Jackdaw with Crowbar
Cultura e arte sono tra le più colpite dalle necessarie attuali misure emergenziali, a causa della loro profonda necessità di relazioni sociali, di eventi in-presenza, di partecipazione. Succede però che, in maniera forse inaspettata, si è messo in moto un meccanismo spontaneo in cui si sta diffondendo sempre di più una produzione e una fruizione artistica e culturale online sia a livello quantitativo (un’esplosione di performance, dj- e live-set, ecc.), che qualitativo (il mezzo – telecamere, tecnologie di comunicazione a distanza alla portata di tutti – che dà vita a oggetti culturali nuovi e mai visti). Una produzione e una fruizione dal basso, orizzontale e diffusa. Cosa ne pensi? Sta nascendo un nuovo underground?

Non lo so, sono molto confuso su questo punto. Credo che questo meccanismo dal basso sia nato, lodevolmente, da una certa forma di “resistenza” alla situazione, un modo per mantenere i contatti, reclamare di esserci ancora, sostenere chi si è trovato di colpo chiuso in casa senza un sacco di cose. La mia idea di club cultura però prevede come componente fondamentale l’aggregazione, la non-riproducibilità dell’esperienza dal vivo, sia essa riguardo ai concerti che riguardo al ballare. L’impatto sonoro è  una delle cose che rende significativamente differente l’ascolto di un disco rispetto alla sua esecuzione dal vivo.

“Resistenza, contro-cultura, aggregazione, non-riproducibilità”

E poi c’è la componente “rituale”, consistente nell’essere in un posto, insieme ad altre persone, che magari urlano ed entrano nei microfoni delle bands o dei dj, rendendo tutto molto diverso e più comunitario. Mi spaventano un po’, inoltre, le possibili prospettive riguardo allo streaming a pagamento. Sento già alcune istituzioni parlare di possibili “Netflix della musica”, una cosa che personalmente mi fa inorridire.

Abbiamo visto l’effetto dello streaming sui cinema, che in gran parte hanno chiuso, sui negozi di dischi con l’avvento di spotify, sul calcio con la vendita dei diritti tv. Pensare a Netflix che si compra l’esclusiva sul rock, sky dell’elettronica e i dj, amazon del rap, e così via, mi terrorizza. Temo inoltre che siano soluzioni che possano fare molto gola a chi è stato sempre insofferente nei riguardi della “movida” così come chi ha mascherato da lotta alla violenza degli stadi una spietata commercializzazione di qualcosa che era popolare e svolgeva una funzione sociale e aggregativa con pochi paragoni. Quindi, in conclusione, starei attento a parlare di “nuovo underground” o nuove forme creative, perché il rischio è di condannarsi all’estinzione (noi aggiungiamo senza aggregazione non può esserci la rivoluzione e tantomeno la produzione culturale).

Cosa pensi che ne resterà a emergenza finita (oppure è troppo presto per parlarne)?

Penso che sia troppo presto per parlarne. Siamo tutti ancora molto coinvolti e sconvolti e le previsioni che possiamo fare al momento possono essere troppo pessimistiche o troppo ottimistiche al riguardo. Credo che sia il momento di tenere duro e di confrontarsi, certo, per non restare impreparati, ma senza farsi prendere troppo dall’emotività del momento.


Save your Club – Aiuta il Caracol:

In questo momento il Caracol come moltissimi altri club si trova a dover fronteggiare una tempesta. Questa come altre non sono solo la storia di un Club che rischia di chiudere, ma quella di persone e idee che hanno fatto molto per tutti noi e per la città. Aiutare il Caracol non significa solo permettere a questo fiore di continuare il suo percorso, ma di mantenere vivo un ideale, nella speranza che continui a diffondere i suoi messaggi e benefici.

Se potete vi chiediamo di sostenere attivamente questa realtà con un contributo simbolico (dona qui)

Se non potete vi chiediamo almeno di diffondere questo messaggio e far si che possa essere apprezzato da tutti.

Difendere il Caracol significa garantire il futuro della comunità artistica e dell’aggregazione in città che con esso e altri posti come il Caracol si sviluppa. Come una famiglia chiediamo a tutti di raccoglierci attorno a questo tavolo virtuale e stringerci per superare questo momento.

Art novels and stories

L’ARGONAUTA 6-14 Marzo 2020

L’argonauta: diario cosmico di viaggio

“L’impresa”
Marzo 6

Anno 2020, nel paese imperversa un nuovo nemico in combutta con Re Pelia che vuole mantenere il suo dominio incontrastato. La Tessaglia appare vuota e desolata, nella città di Iolco, gli umani sono costretti a rifugiarsi nelle loro abitazioni. La “società del benessere” così definita sin dai tempi di Re Aristo è in ginocchio. Tuttavia grazie al Dio della tecnologia Syncro cha ha creato diversi dispositivi per gli umani, questi rappresentano una possibile via di uscita. Dentro alle mura delle proprie abitazioni, grazie a queste apparecchiature che consentono la comunicazione a distanza, uomini e donne di cultura si organizzano per formare la resistenza.

«Da te sia l’inizio, Febo, a che io ricordi le gesta
degli eroi antichi che attraverso le bocche del Ponto
e le rupi Cianee, eseguendo i comandi di Pelia,
guidarono al vello d’oro Argo, la solida nave.»

Marzo 7

Uno di loro, un certo Giasone, rientrando alla sua abitazione trova una vecchia in difficoltà che aiuta con coraggio ad attraversare il fiume Anauro. Il gesto non rimane inosservato al Re Pelia, che temendo l’avverarsi di un’antica profezia decide di sbarazzarsi del giovano e di tutti coloro che avrebbero potuto instillare il seme del pensiero critico. Pelia affida così a Giasone un’impresa ritenuta impossibile: raggiungere la Colchide e conquistare il Vello d’oro, un manufatto d’oro, un manto dagli incredibili poteri magici che potrebbe portare al paese la tanta sospirata pace e aiutare a sconfiggere il nuovo nemico.

Vello d'oro
Copyright: EMANUELA GIACCO, Il Vello d’Oro 2015, acrylic on canvas, 50x50cm
Marzo 8

Giasone abbraccia l’avventura, con messanger inizia a formare una squadra dove riunisce tutti i più validi compagni e compagne d’avventura, e fa preparare dall’esperto armatore una grandiosa nave “l’Argo”. Purtroppo tra i prescelti, Pelia imbarca – di nascosto – anche il figlio Acasto con l’intento di sabotare l’impresa.

Masomenos
Copyright: Masomenos “M7TH ” – VIRTUAL INSTALLATION –

Tri i primi nomi che spiccano nella lista delle donne e uomini di cultura scelti da Giasone troviamo “Masomenos” una collaborazione tra Joan Costes, graphic designer e DJ, e Adrien de Maublanc, produttore e tecnico del suono. Due maestri nell’audiovisivo che usano per produrre il loro universo spontaneo, spensierato, psichedelico, senza limiti.

Marzo 9

La mattina della partenza, Giasone viene convocato dagli dèi sul monte Olimpo. Zeus assicura gli eroi che il loro viaggio sarà da questi benedetto e che grazie alla dea Era potranno ricevere tre aiuti. Era fornirà in caso di bisogno tre semplici risposte. Allora Giasone decide subito di porre una prima domanda. Quale destinazione dare a questo viaggio? Era li indirizza nella Colchide, la terra oltre i confini del mondo.

Subito dopo Argo la barca della compagnia salpa per l’avventura. Incertezza, paura, speranza, sono tutti i sentimenti che accompagnano questo momento. Il mare è sereno, l’orizzonte senza limiti. Giasone ha subito stabilito i diversi ruoli su Argo con l’intento di far collaborare tutti verso il successo dell’impresa. Coordinamento ed esperienza le due armi a disposizione di Giasone per portare a termine quest’avventura.

Nave Argo al tramonto
Marzo 10

I primi giorni scorrono veloci, il fresco odore del legno al mattino e i venti dolci e favorevoli, permettono a ciascuno di svolgere al massimo i propri compiti e di essere d’aiuto ai propri compagni. Tra le donne e gli uomini di cultura dell’equipaggio, Cairn e DEVICE, due giovanissimi mozzi reclutati da Giasone tra le fila del Pisa Underground Movement (una famiglia di artisti indipendenti), dopo aver tirato a lucido il ponte e gli altri ambienti della nave hanno dedicato po’ del loro tempo a completare un diario sonoro sul dipinto del pittore americano “I nottambuli” (Nighthawks) di Edward Hopper (1942). Questo diario potrà essere usato a bordo per distrarre i marinai dai canti delle sirene.

Il suono esce fuori come offuscato. Al centro della composizione l’attenzione si sposta all’interno del bar dove sta avvenendo una conversazione, per poi di nuovo spostarsi sul vuoto silenzio della strada. Il piano esprime un senso di rassegnazione, mentre pochi effetti (gestiti con SLOO, un sintetizzatore per Reaktor 6 sviluppato da Time Exhile anche lui tra i presenti sull’Argo) rinforzano il senso complessivo di nostalgia.

Marzo 11

Dopo un paio di giorni di navigazione gli argonauti sono costretti a fermarsi per un primo rifornimento sull’isola del Bronzo. Tutto appare deserto, i pochissimi abitanti presenti, in fila indiana davanti ai pochi supermercati aperti. In questi momenti ci rendiamo effettivamente conto di quanto sia fragile tutto il meccanismo sociale, che in ultima analisi ci induce a trovare sicurezza nell’immagine del “frigorifero pieno”.

Che danno ci farà un sistema che ci stordisce di bisogni artificiali per farci dimenticare i bisogni reali? Come si possono misurare le mutilazioni dell’anima umana? (Eduardo Galeano)

L’estrema fiducia del gruppo e la noncuranza degli dei durante la perlustrazione dell’isola causa il risveglio del gigante bronzeo Talo. Nello scontro la compagnia perde il marinaio semplice ARTF (Almost Ready to Fly).

Talo gigante di bronzo
Τάλως, Tálōs

La sua scomparsa spinge Ercole a disertare la missione per continuare da solo le ricerche del giovane amico.

Marzo 12

A quasi una settimana dall’inizio della loro storia il gruppo appare oggi indebolito. Le condizioni fisiche e morali dopo lo scontro sono precipitate ai minimi termini.

Giasone decide allora di richiedere nuovamente l’intervento di Era e la dea gli indica di mettersi alla ricerca del vecchio Sorrycat, un veggente punito dagli dèi con la cecità per aver osato sfidare le sacre danze tribali con ritmiche moderne e sinth eletrizzanti.

Marzo 13

Il morale della compagnia sta piano piano risalendo così come stanno guarendo le ferite causate dallo scontro con Talo.

Durante le notti su Argo la compagnia decide di avviare un canale streaming “CCTv” attraverso il quale aiutare chi intrappolato nelle proprie abitazioni in Tessaglia vuole seguire le avventure degli eroi.

Marzo 14

La compagnia giunge sull’isola dove dimora il vecchio SorryCat. Il vecchio produttore di House Tribe Records accoglie con entusiasmo così tanti uomini e donne di cultura, ma per indirizzare nuovamente le ricerche del vello d’oro chiede agli argonauti di liberarlo dalla TRAP, un mostro commerciale che si prende gioco di lui e degli ascoltatori con frasi scontate ma di forte effetto, ritmiche poverissime che si reggono soltanto su qualche fx ben posizionato.

Argo Mappa
Copyright memoriadise

A story by Daniele V.


Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.

    ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

    Riceverai contenuti extra, aggiornamenti su eventi, informazioni su artisti e sulle prossime release


    Break the Wall

    Ehua

    “Ehua: vorrei una CC più inclusiva, sia in termini di musica che di line up”

    Terzo e fondamentale appuntamento con Break the Wall, la nuova rubrica di UndeRbloG che vuole contribuire a ricostruire una matrice di senso comune per comprendere il suono di oggi e le sue evoluzioni, riportando al centro del rapporto tra arte e collettività quell’idea di movimento e di cultura, fondamentali per ricostruire una nuova Club Culture (CC).

    Con molto piacere oggi vi presentiamo le idee e lo spirito di una giovane amica, Ehua alias Celine Angbeletchy, compagna di vecchia data per il PUM (Pisa Underground Movement) e autrice su questo blog di M.A.D. (music, art, dance in underground urban environments) che ringraziamo per il suo fondamentale contributo.

    Una tra le più interessanti artiste della scena musicale Londinese (Femme Culture, Nervous Horizon), Ehua è produttrice e DJ, anima curiosa dalla mente aperta, ossessionata dalla musica. Ma la musica è solo una delle forme creative attraverso le quali lei esprime il suo talento creativo. Da sempre molto vicina al mondo delle arti, compone anche colonne sonore per performance artistiche e co-gestisce GRIOT, un magazine online e una piattaforma creativa che celebra le arti dall’Africa.

    Ehua, Boiler Room
    Copyright Boiler room

    Se vi siete persi il precedente numero di BTW, stiamo cercando volta per volta di allargare il raggio di gravitazione dei concetti che trattiamo, ogni volta con il prezioso e fondamentale contributo degli ospiti che intervistiamo. Quindi non è solo una questione di scala o di distanza geografica, fondamentale – nel nostro esperimento – è il rapporto dialettico tra la qualità degli spunti che si sviluppano grazie ai diversi ospiti e la naturale imprevedibilità insita nelle loro risposte alle nostre domande (che lasciano ampio spazio agli intervistati per toccare a fondo i temi che gli stanno più a cuore). Buon Viaggio!

    Ehua
    Copyright Ehua
    “Ehua: vorrei una CC più inclusiva, sia in termini di musica che di line up”
    1. In due righe cosa e’ per te la cc?

    La cc è un universo molto complesso in continuo divenire, non è qualcosa di monolitico e universale, ma un fenomeno locale e globale che sta assumendo nuove declinazioni e includendo sonorità non esclusivamente eurocentriche. In generale, la cc è quel movimento che si crea quando nuove sonorità maturate all’interno di determinati contesti sociali arrivano sulla dance floor e vengono incorporati nella vita delle persone e nella cultura di un luogo o di una società.

    2. Un disco che la rappresenta?
    Ehua Nervous Horizon
    Copyright Nervous Horizon

    Come ho detto, essendo la cc in costante divenire e soggetta a fenomeni culturali locali, trovo davvero difficile indicare un solo disco che la rappresenti nella sua totalità. Quindi direi che per quanto riguarda la cc di Londra—città in cui vivo e che ha una scena club estremamente sfaccettata—le ultime VA compilation di etichette come Nervous Horizon e Hyperdub [rispettivamente NH Vol. 3 e Hyperswim] sono un ottimo mosaico di stili, generi e avanguardie molto presenti nella cc Iondinese in questo periodo. Ma allo stesso tempo, l’universo gqom ha avuto un fortissimo impatto in UK, e DJ come Sicaria Sound, Sherelle, Lcy e FAUZIA hanno contribuito al ritorno di sonorità tra i 140 e 160 bpm, quindi è impossibile indicare un singolo disco.

    3. Le persone frequentano sempre meno i club, molti chiudono anche in paesi ‘avanti’ come la germania, cosa potremmo fare qui? Cosa manca? Cosa andrebbe cambiato?

    La cc è in declino da ormai molti anni e mentre i club chiudono ovunque, i festival sono sempre piu popolari. Anche Berlino ha iniziato a subire i primi colpi perché le logiche di mercato prevalgono sempre, e lo stesso vale per Londra. L’Italia è un paese molto chiuso in termini di evoluzione della musica club e delle culture ad essa legate, anche il mondo underground è veramente poco inclusivo, quindi credo che la prima cosa da fare sia proprio quella di aprirsi di lasciare entrare ritmi, sonorità, culture.

    4. Quale è la cc che vorresti?

    Sicuramente vorrei una cc più inclusiva, sia in termini di generi musicali, ma anche in termini di line up. Vorrei che l’inclusività fosse messa al centro insieme al talento per dare spazio a narrazioni sonore alternative per una cc ricca, all’avanguardia e non autoreferenziale.

    Ehua

    “Io metto una lente / davanti al mio cuore / per farlo vedere alla gente.” cit. Aldo Palazzeschi


    Links:

    Diplozoon EP

    (Femme Culture)

    by Ehua

    Ehua BandCamp


    Short Bio

    Ehua è una produttrice e DJ italiana con base a Londra. Il suo EP di debutto, Diplozoon, è uscito a novembre 2018 sull’etichetta londinese Femme Culture. L’uscita ha seguito New Moon—un singolo caratterizzato da “una struttura percussiva, con un twist atmosferico, brevi vocals che si riverberano accompagnati da synth lussureggianti e ondulati” (DJ Mag)—e Tiger, brano parte della Compilation di Femme Culture x UNWomen HeForShe.

    Tra le sue ultime uscite figurano il remix di Retina di Joe Turner per Future Bounce, Ruby, pezzo uscito ad Ottobre su Or.VA1 di Orphan. Records (NY), e Meteora, traccia parte delle terza compilation dell’etichetta londinese Nervous Horizon, NH V/A VOL.3.

    La musica è solo una delle forme creative attraverso le quali Ehua esprime il suo talento creativo. Da sempre molto vicina al mondo delle arti, compone anche colonne sonore per performance artistiche e co-gestisce GRIOT, un magazine online e una piattaforma creativa che celebra le arti dall’Africa, dalla diaspora africana e dal mondo.

    Altre interviste:

    Diplozoon EP

    Premiere Ehua – Meteora


    Rozza - cultura

    Edited by Domenica Carella. Domenica in arte RozzElla è una DJ impegnata e appassionata di musica elettronica. Il suo percorso artisitico nasce nella sua città di nascita (Taranto) e si sviluppa a Pisa, nei centri sociali e non solo, legali e non. Da ultimo la vediamo sulle frequenze della bass music con Neanderthal della crew di Space Vandals e come resident per il format ClubCultura al Caracol Pisa. In passato ha collaborato con la redazione di AutAut.

      JOIN OUR NEWSLETTER

      You’ll receive new inspiration and motivation, shared lessons, special contents, bonus releases, event updates, and exclusive offers. You can opt-out at any time.


      ARTF PODCAST

      CC#001 DJ DARIUS aka ARTF

      CC#001 September 2019 with Dj Darius aka ARTF

      Il detroittiano Darius da Navacchio (Pisa), in arte ARTF (bio qui) ci fa l’onore di inaugurare una nuova stagione di podcast dedicati all’esplorazione dei tratti caratteristici che potrebbero definire e contribuire a ridefinire quella che conosciamo come club culture.

      Quali suoni della storia più recente dell’umanità hanno influenzato nuovi stili musicali? Perché proprio il suono delle macchine è così importante per la comunità Afro-amerciana di Detroit? Quali sono le altre possibili influenze?

      La serie di podcast CC fa parte del progetto Club Cultura e si sviluppa come un vero e proprio ponte culturale tra gli eventi e le attività sviluppate nel mondo fisico e le esperienze fruibili attraverso il mondo digitale, un collegamento sempre più necessario.

      Ora lasciamo spazio alla musica scelta per noi da Dj Darius, buon ascolto!

      Read more “CC#001 DJ DARIUS aka ARTF”

      5ve records

      Clap! Clap!

      Clap! Clap! i 5 dischi che hanno cambiato la mia vita

      Inizia oggi questa nuova e bella avventura: #5ve_R!, un piccolo diario di bordo. Una bussola molto preziosa che vi aiuterà a fuggire dal rumore di fondo per recuperare un pò di tempo con la parte più profonda dell’ascolto musicale, quei dischi che vi hanno emozionato sin da subito e che porterete sempre con voi. Rompiamo gli indugi e siamo molto orgogliosi di lanciare questa nuova rubrica con uno dei più influenti esponenti a livello mondiale delle nuove sonorità afro-elettroniche, uno dei più genuini ed interessanti artisti/produttori toscani di musica elettronica, Cristiano Crisci aka Clap! Clap! che ringraziamo di cuore per la sua grande disponibilità e passione assieme alla nostra inviata Rozz Ella per questa perla per #5ve r!. Read more “Clap! Clap!”

      Break the Wall

      Raffaele Costantino

      “Raffaele Costantino: Il valore aggiunto della ricerca

      Seconda e importantissima tappa per Break the Wall dove tassello dopo tassello cercheremo di ricostruire una cornice per comprendere il suono di oggi e le sue evoluzioni con lo scopo di riportare al centro del rapporto tra arte e collettività un’idea di movimento e di cultura in una matrice sonora “rinnovata”. Nelle righe che seguono, con molta emozione vi presentiamo le idee e lo spirito critico di Raffaele Costantino, tra i più autorevoli artisti Italiani di musica elettronica e Africana oggi, noto anche agli ascoltatori di Radio2 per il grande successo del suo programma MusicalBox.

      Musical Box

      Come abbiamo già anticipato nel precedente numero, l’obiettivo di questa rubrica è quello di rompere e allo stesso tempo codificare, con molta pazienza, la matrice sonora dell’epoca in cui viviamo all’interno di una cornice che abbiamo definito “Club Cultura – CC”. Uno spazio forse troppo ristretto per l’obiettivo che ci siamo dati, quindi forse, un punto di partenza. Il modello in una buona ricerca, aiuta il ricercatore nel comprendere i fenomeni oggetto della sua indagine. Il modello è solo uno strumento, la cui utilità è strumentale alla capacità del ricercatore di estrapolare leggi di portata più ampia. Sulla scia dell’esperimento di una nuova night life a Pisa, “Club Cultura” da buoni ricercatori, vogliamo creare attraverso questa rubrica un ponte per amplificarne i contenuti e le scoperte.
      Per questo nuovo numero ringraziamo la nostra inviata speciale Rozz Ella che ha riproposto a Raffaele una serie di domande spinose, lasciando poi lo spazio per le risposte alla sua creatività, competenza e lungimiranza e sono emerse diverse cose interessanti che vi riportiamo di seguito. Buon Viaggio!
      DJ Khalab: Il valore aggiunto della ricerca
      In due righe cosa e’ per te la cc?

      La club culture è un laboratorio, un luogo dove fare ricerca. I risultati di questa ricerca, una volta maturi, arrivano alle masse sotto forma di produzioni mainstream. E’ sempre stato così, persone creative e curiose sperimentano cellule ritmiche e variazioni estetiche da proporre ai clubbers, oppure scavano nel passato per dare l’immortalità a cose che altrimenti si sarebbero perse per sempre. Gli stessi clubbers poi portano fuori dai luoghi del ballo questo “virus” che si diffonde piano piano e diventa un paradigma di riferimento; Te ne accorgi quando vedi brani come “il coro delle lavandaie” inserito da Sorrentino in un episodio di “The New Pope”. Quel pezzo è stato riscoperto anni fa dai dj e pian piano è arrivato alle masse tramite il cinema.

      Un disco che la rappresenta?

      Ogni epoca ha avuto i suoi dischi, per me oggi un disco che rappresenta bene i nostri tempi è American Intelligence d Theo Parrish. Dentro c’è la techno, il Footwork, il soul, l’hip hop, il jazz, il funk, etc. Tutto sintetizzato per il club.

      Le persone frequentano sempre meno i club, molti chiudono anche in paesi ‘avanti’ come la germania, cosa potremmo fare qui? Cosa manca? Cosa andrebbe cambiato?

      I club non rappresentano più l’unico luogo dove poter fruire di buona musica alternativa. In ogni paese d’Europa i festival si sono moltiplicati e rappresentano il luogo ideale dove andare a sentire buona musica, in condizioni di confort mediamente alte, con una esperienza più immersiva perchè per due o tre giorni puoi evitare di connetterti alla realtà. I club pagano il prezzo di questa evoluzione ma anche la loro mancanza di investimenti strutturali. In Italia per esempio sono pochissimi i club con impianti degni d questo nome. C’è anche da dire che la tendenza oggi è quella dei concerti, delle band, dei palchi. Questo cozza con l’essenza della cultura del club.

      Quale è la cc che vorresti?

      Quella in cui i club sono confortevoli, la musica si sente perfettamente ed i dj sono dei veri ricercatori, che studiano a lavorano tanto per far ascoltare il meglio della musica in circolazione ai clubbers che altrimenti rimangono a casa ad ascoltare spotify. Un luogo dove ascoltare di tutto e dove ballare anche la musica che potrebbe sembrare impossibile da ballare, grazie alla bravura dei dj ed alla qualità del sistema audio.

      Dj Khalab“Afro future beat shake. An ongoing round trip journey between tribes and psyche, desert and spaceships, jungle and skyscrapers”

       

       

       

       

       

       

      Alcuni preziosi link:

      Profilo Bandcamp

       

      Musical Box Rai play

       

      Altre interviste:

      Dj Khalab

      Dj Khalab: la musica è un viaggio tra radici e futuro

       

      L’Africa scura di DJ Khalab

       

      Se vi interessa qui il prossimo appuntamento dal vivo con Club Cultura con Andrea Mi DJ in programma per il 14 Febbraio

       

      Edited by Daniele V. and Rozz Ella

      Daniele is one of the founder of PUM – Pisa Underground Movement, he is a musician and he loves to play as DJs. He is a Ph.D. in Agricultural and Resource Economics. Born and raised in Pisa (Italy), he collaborates in several projects and uses to travel around the Globe searching for new and interesting music, he loves digging rare and unknown music!

      Rozz Ella is one of the main resident DJ for Club Cultura (CC) at Carcol Club in Pisa (Italy), where she also promotes a bass night with the project Neanderthal of the Space Vandals crew. Despite the music, she also collaborates with the AutAut independent journal and with Underblog (www.pumfactory.it) where she manage “Break the Wall”.

      Break the Wall

      Andrea Mi

      “Andrea Mi e il ritorno alla genesi”

      In questo primo episodio di Break the Wall, come ci suggerisce il titolo, cominceremo a rompere quel “wall of sound” che oggi si erge dietro ai più comuni generi DANCE (Techno, House, Bass, Indie Dance) per recuperare quelle matrici lontane dal mainstream e quell’idea di movimento e di cultura che in quasi tutte le parti del mondo continuano a definire uno State of Mind.

      Ci lanciamo così nel tentativo di rimettere assieme, con molta pazienza, i diversi pezzi di un puzzle scombinato ma che continua ad esprimere un immenso valore per la nostra società contemporanea. Se la musica è un linguaggio universale, musica + danza rappresenta una forma di libertà e di espressione irrinunciabile, la nostra “Club Cultura – CC”

      Break the Wall Manifesto

      Sulla scia dell’esperimento “Club Cultura” in corso nei locali di Via Carlo Cattaneo Pisa – “il Caracol” – dove da mesi ha preso vita un nuovo progetto di night-life inclusiva, aperta alle nuove tendenze, accessibile (gratuita) e modulare, creiamo un continuum esperenziale amplificandolo con contenuti di diversa natura all’interno di questa nuova rubrica.

      La musica sarà al centro di questo progetto per chi ama ballare, chi ha la curiosità di scoprire nuove tendenze musicali e soprattutto per chi vuole sentirsi parte di una comunità. Proporremo una peculiare visione che mette a sistema musica, architettura, design, arti grafiche in senso lato, con l’esplicita intenzione di abbattere ogni steccato “artistico”, immergendo lo spettatore in una “bolla” di stimolante creatività.

      Nasce break the wall.
      Andrea e la genesi, passato e futuro della CC
      Copyright Andrea Mi

      Andrea per tutti noi è stato un maestro, un amico e un compagno d’avventura. Uno dei Djs, artisti, conduttore radiofonico (Controradio) e produttore di musica elettronica (Ooh sounds) di maggiore rilievo in Italia

      Il 14 Febbraio 2020 abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter ospitare una delle ultime serate di Andrea per “Club Cultura – Music is the Answer“. Nonostante quello che stava passando, sopratutto fisicamente, Andrea ci ha insegnato quanto il cuore e la passione possano spingerti oltre. Un faro nella notte durante la tempesta, fermo li con la sua luce grandiosa e il suo spessore ad illuminare il dance floor per i numerosi partecipanti.

      Prima della serata Andrea, con molto entusiasmo, ha partecipato anche all’intervista raccolta dalla nostra Dj Rozz Ella, per fare con lui un punto della situazione sulla CC e guardare assieme al futuro prossimo.

      Andrea Mi uno dei Djs, artisti, conduttore radiofonico (Controradio) e produttore di musica elettronica (Ooh sounds) di maggiore rilievo qui in Toscana che per l’occasione abbiamo pensato di intervistare grazie alla nostra amica e resident Dj Rozz Ella, per fare con lui un punto della situazione sulla CC e guardare assieme al futuro prossimo.

      “Andrea Mi” nasce come dj radiofonico curando, dal 1993, trasmissioni e dj-set sull’emittente toscana Controradio e sulle frequenze nazionali di Popolare Network, dedicate principalmente ai nuovi suoni della scena elettronica internazionale. ‘Mixology‘ è il suo radioshow settimanale e l’omonimo podcast che vanta oltre 30.000 followers in 26 paesi del mondo. Scrive per Soundwall, DLSO, Sentireascoltare e RBMA. L’ispirazione per il suo suono muove dal dub e dai beat e si sposta verso nuove le contaminazioni elettroniche all’insegna dell’eclettismo: bass music e progressioni ritmiche di varia natura. Con Backwords ha fondato la label OOH Sounds dedicata ai suoni sperimentali. Negli anni ha fatto girare i dischi in molti club italiani e internazionali tra Spagna, Grecia, Albania, Kosovo, Inghilterra e Francia.

      È resident dj del Kode1 di Bari e della one night _Underpop al Tenax di Firenze, oltre che delle storiche Vibranite all’Auditorium Flog e degli appuntamenti Rooty da BUH! Firenze. Ha girato i dischi con artisti come Coldcut, Kode9, Daddy G, Tricky, Jazzanova, Soul Jazz Sound System, Lee Scratch Perry, ?uestlove, Cooly G, Mala, DaM-Funk, Kode9 e molti altri… Ama definire il suo suono “from dub to club”.

      Grazie alla nostra amica e Dj Rossella in arte Rozz Ella abbiamo raccolto da Andrea le seguenti risposte.

      In due righe cosa è per te la cc?
      Copyright Andrea Mi
      Un disco che la rappresenta?

      È un incredibile bagaglio di conoscenze, esperienze, storie, pratiche e visioni che costituiscono un vero e proprio patrimonio culturale, fondamentale per capire la contemporaneità. Poche altre figure, infatti, sono al centro del paesaggio culturale odierno come quella del DJ, dato che siamo diventati tutti semionauti, navigatori di segni, marinai in un mare di frammenti di senso, remixatori della realtà… Siamo quotidianamente chiamati a connettere concetti e input che ci arrivano dalle parti più disparate. E chi meglio di uno che ha sempre ricercato e mixato può farci capire come si fa? Per costruire quel patrimonio culturale, ora disponibile a tutti, è servito il lavoro (certosino, durissimo e spesso mal pagato) di migliaia di dj, digger, promoter, imprenditori, designer, musicisti… Per essere compresa e utile necessita di molto rispetto e di tanto studio.

      Un solo disco che rappresenti tutto questo? Davvero la più difficile delle domande visto che parliamo di una storia già molto lunga e articolata. Non voglio sottrarmi al gioco ma concedetemi un minimo di provocazione. Parto dal presupposto che dal mio punto di vista il concetto di Club Culture è in continua evoluzione, quindi l’ultima release è importante quanto la pietra miliare storica, anche se ancora non lo sappiamo. Ecco, per me un disco che la rappresenta molto bene è ‘Submerged’, l’ultimo EP di Om Unit, produttore inglese fondamentale che dopo essersi portato a casa qualche titolo DMC (il circuito mondiale più accreditato per i turntublist supertecnici) con il nome di Too Tall, da qualche anno sta dando un contributo fondamentale alla musica elettronica con un’etichetta, tante release e una straordinaria capacità innovativa.

      Le 6 tracce che compongono l’uscita sono altrettante sintesi dense, profonde, bellissime di stili e scuole che hanno strutturato la storia della Club Culture negli ultimi decenni: dalla jungle alla techno, dalla bass music ai ritmi house. Per procedere in avanti spediti, ogni tanto è fondamentale che qualcuno ci fornisca dei quadri di sintesi.

      Le persone frequentano sempre meno i club, molti chiudono anche in paesi ‘avanti’ come la Germania, cosa potremmo fare qui? Cosa manca? Cosa andrebbe cambiato?

      Le ragioni sono tante e le “mancanze” ancora di più. Qui sintetizzare troppo non aiuta. Bisogna analizzare. Allora mi permetto di suggerire qualche spunto. I club sono stati (e, per certi versi, sono ancora) luoghi fondamentali per l’emersione e la crescita di molte subculture. Zone temporaneamente autonome, come le avrebbe chiamate Hakim Bey, o eterotopie, a sentire Michel Foucault. Oltre agli eventi musicali, per i quali hanno costituito il laboratorio delle nuove tendenze, sono stati la cornice ideale per lo sviluppo delle arti performative e del design, di certa arte visiva e di molta moda. Uno spazio, al contempo, fisico e immateriale, partecipativo e democratico.

      Poi sono arrivati i Rave, quando ci siamo resi conto che certi club diventavano troppo legati a logiche commerciali. Successivamente i Festival

      Dei ‘Non Luoghi’ nel senso buono del termine, potrebbe notare qualcuno. I club hanno amplificato alcuni dei movimenti (anche sociali) e delle scuole di moda più radicali e creative, hanno generato un nuovo modo di intendere l’editoria di costume e società, hanno proficuamente intrecciato la propria storia con quella di tanti momenti fondamentali dell’arte più rivoluzionaria e fuori dagli schemi. E non si tratta solo di edonismo, anzi. A ben guardare, dalla mostra emerge una continuità forte quella tra i movimenti di emancipazione rivendicazione sociale e la scena club. Per tacere del fondamentale ruolo nell’evoluzione musicale. Fino a qualche tempo fa erano gli unici posti nei quali tutto questo avveniva. Poi sono arrivati i Rave, quando ci siamo resi conto che certi club diventavano troppo legati a logiche commerciali. Successivamente i Festival hanno creato delle nuove occasioni per fruire, in modi diversi, contenuti simili.

      Ad un certo punto è entrata in gioco, pesantemente, la rete e con lo streaming gratuito del dj set del tuo artista preferito in una cantina di Dubai ti ha tolto la voglia di alzare il culo dal divano per andarti a sentire come mixa il dj resident del tuo club sotto casa. Dopo ancora sono arrivate le piattaforme di virtual djing e i servizi attraverso i quali puoi pagare ‘on demand’ il tuo dj del cuore per suonare nel suo studio mentre tu lo balli nel tuo club preferito… La gentrificazione ha spopolato i centri delle nostre città, ha sottratto loro vita autentica e sputato fuori i club, troppo rumorosi e imprevedibili per i ricchi e vecchi nuovi abitanti che il capitalismo realista a messo a vivere lì.

      Saturi dell’eccessivo grado di finzione di tante esperienze virtuali, torneremo a scoprire il valore del sudore sulla nostra pelle

      Inoltre tanti proprietari di club e altrettanti direttori artistici hanno messo la logica del profitto davanti a tutto. Di conseguenza, nei loro spazi, gli impianti audio hanno cominciato a fare schifo, come i cocktail al bancone del bar, e soprattutto, i set dei resident che se facevano dell’ottima ricerca ma non portavano gente sparivano dalla busta paga molto velocemente.  È per tutte queste ragioni (e per molte altre) che il club non ha più la stessa pregnanza di prima. Non ce l’avrà più? Secondo me invece sì. Saturi dell’eccessivo grado di finzione di tante esperienze virtuali, torneremo a scoprire il valore del sudore sulla nostra pelle, rivaluteremo il senso del ballare pigiati vicini, capiremo nuovamente cosa vuol dire stare sotto cassa, immersi nel suono… a cellulare in modalità aereo.

      Quale è la cc che vorresti?

      Quella nella quale si riflette seriamente e con cognizione di causa sul ‘mestiere’ del DJ. Nella quale non si va a ballare un genere, una formula, i nostri sbalzi ormonali che ci rendono bestie a caccia di prede ma si va a ballare un viaggio che il DJ ci invita a fare con lui.

      Oppure nella quale anche gli impianti sono fatti con amore, le acustiche dei luoghi curati e il loro spazio non è un luogo di risulta ma un ambiente pensato, specificatamente, per poterci far immergere nel rito collettivo del ballo. Quella nella quale si torna a fare rete ma sul serio, lasciando da parte lego edonista e condividendo passioni, conoscenze, visioni. Quella nella quale guardiamo le cose in una prospettiva più ampia e conscia, senza accontentarci della superficialità del consumo alla quale un certo sistema economico vuole farci arrendere. Perché, come diceva Vicki Baum: “Ci sono delle scorciatoie per la felicità, e la danza è una di queste”.

      Links:

      Intervista su Soundwall

      Andrea su Controradio


      Rozza - cultura

      Edited by Domenica Carella. Domenica in arte Rozz Ella è una DJ impegnata e appassionata di musica elettronica. Il suo percorso artisitico nasce nella sua città di nascita (Taranto) e si sviluppa a Pisa, nei centri sociali e non solo, legali e non. Da ultimo la vediamo sulle frequenze della bass music con Neanderthal della crew di Space Vandals e come resident per il format ClubCultura al Caracol Pisa. In passato ha collaborato con la redazione di AutAut.

        JOIN OUR NEWSLETTER

        You’ll receive new inspiration and motivation, shared lessons, special contents, bonus releases, event updates, and exclusive offers. You can opt-out at any time.


        La Fondazione

        Foundation il nuovo underground italiano?

        Un nuovo inizio

        La Fondazione. Un nuovo magma culturale si muove dietro a piccoli sinth autocostruiti, chitarre appositamente scordate e organi arrugginiti dal suono ruvido. Ma anche cavi che sfregolano e regalano glitch improvvisi, sensori ottici e altre diavolerie elettroniche che permettono la realizzazione di nuove sonorità. Questa è una ricerca sonora che comincia  molto tempo fa – con i primi lavori di Karlheinz Stockhausen – e giunge a noi attraverso artisti conosciuti come Tim Hecker.

        La Fondazione at Factory Dn@
        Sinergia Elettronica (Germany, Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

         

        Una ricerca senza fine

        Tuttavia la Fondazione come esperienza innovativa si presenta come una ricerca in continua evoluzione: “una lava in continua discesa che stenta a solidificarsi – a prendere una forma precisa – e continua a sfuggire ai diversi clichè“. In Italia, pochi sono gli spazi e le occasioni per poter respirare questa atmosfera. Forse si possono contare sulle dita di una mano quelli che offrono contenuti di taratura internazionale, quelli che riescono a farti vivere una nuova esperienza come – fondante – di nuova conoscenza e socialità.

        Rafael Toral (Portugal) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

        La geografia nazionale, da sempre spietata se parliamo di cultura, anche per questo ambito si muove solamente da Milano a Roma come “il pendolo in un orologio che oscilla tra due poli”. Ogni tanto appare qualcosa in quel di Bologna, ma nel resto del “bel paese” questo magama non viene nemmeno immaginato. Tuttavia dal 31 marzo 2018, da un’idea nata in un periodo ancora non sospetto (ai tempi dell’Ex Colorificio di Pisa cioè il lontano 2013), emerge la Fondazione, una serie di incontri musicali per scoprire insieme il nuovo underground italiano ed europeo.

        La ri-nascita di questo progetto – La Fondazione – in un’area storicamente così importante, come il bacino della costa Toscana, con base nella città Universitaria di Pisa – rappresenta un chiaro segnale ai tempi nostri. Pisa già fulcro del primo underground italiano (per chi non sa di cosa stiamo parlando si legga Black Hole di Turi Messineo),  ancora oggi nonostante tutte le batoste e i cambiamenti globali “che anche qui si fanno sentire“, resta e continua a rappresentare una fucina di resistenza culturale una laboratorio di nuove pratiche e controcultura.

        Come in tutte le esperienze di resistenza, al momento sono solo i cuori più coraggiosi che vivono appieno quest’onda rivoluzionaria. Un’onda fatta di strani arrangiamenti musicali, spesso improvvisati, di muri di suono, di nebbie elettriche e colori acidi. “Ma di rivoluzione stiamo parlando” e non a caso, queste sessioni sperimentali hanno un pubblico di ribelli ancora più interessato e numeroso di molti altri generi musicali. Un pubblico che si muove e si sposta da tutta Italia per seguire gli artisti e trovare le serate nei diversi spazi che osano su queste vibes.

        Trrmà (Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

         

        La prima stagione

        A Pisa, gli eventi della prima stagione della Fondazione, così come i futuri eventi vengono ospitati all’interno della Factory. L’hub di riqualificazione, orientamento e condivisione tra cultura, socialità e formazione creato dall’Associazione Pum Factory in via Volpe 98 ad Ospedaletto, Pisa. Una vera e propria factory, uno spazio aperto alla controcultura, anch’esso tutto sperimentale, fatto di tecnologia, arte, installazioni e musica. Uno spazio che merita di essere visitato di per sé, un’esperienza nuova per il visitatore, un’occasione sempre più rara nel panorama italiano, frutto della tenacia e della volontà dei suoi inquilni e fondatori.

        Nella Factory prendono vita diversi progetti, tra cui La Fondazione: un progetto originariamente lanciato nel 2013 all’interno dell’ex-colorificio, che il Pisa Underground MovementAmbient-Noise Session (ANS) hanno ripreso dopo anni di eventi e sperimentazioni. PUM e ANS hanno creato sin da subito un ricco calendario di “sessioni” con artisti nazionali e internazionali, che spaziano dall’occult punk targato MACAO all’unione di musica africana e modular synth fino ad arrivare alle composizioni eclettiche del Portoghese Rafael Toral e all’ambient melodico Californiano degli Ensamble Economique.

        Qui ricordiamo i concerti promossi già dalla prima stagione della Fondazione:

        #1 Cerimonia secreta (Milano) – Alga Alma (Firenze)
        #2 Sinergia Elettronica (Germany, Italy) – Andrea Borghi , Marco Baldini (Italy)
        #3 Serpentu (Italy) , TRRMA (Italy)
        #4 Nicola Vinciguerra, Nicola Tirabasso (Firenze)
        #5 Rafael a Toral (Portugal) , David lucchesi , Fausto caricato (Pisa)

        Sinergia Elettronica (Germany, Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

        Il concept

        Outsider che non si riconoscono in nessuna etichetta e preferiscono mettere mano alla materia sonora per produrre la loro personale idea di futuro: PUM e ANS vogliono riportare in questa parte di Toscana la possibilità di confrontarsi con scenari musicali differenti e meno codificati, ricollegandosi alla lunga tradizione di sperimentazione sonora pisana.

        Trrmà (Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

        La controcultura è movimento e il magma che scende da questa nuova vetta prima o poi non tarderà ad arrivare anche nelle vostre case.

        Francesco Catelani – Live painting at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

         

        Restate all’acolto! e veniteci a trovare alle prossime tappe della Fondazione presso la Factory.

        Senza categoria

        Arno Verde : Elettronica al tramonto + Cena Ippoasi…

        Venerdì 31 Agosto Ritorna il progetto Arno Verde by Pisa Underground Movement in collaborazione con Ippoasi e Milonga Clandestina…

        Una festa lungo il fiume Arno per ballare e cenare insieme al tramonto e poi sotto la luna!

        Arno Verde è la nuova esperienza by PUM, un fantastico retone diviso in più aree (musica, food, relax…) per godere al massimo della naturale bellezza del nostro fiume.

        prenota la cena qui: pisaundermove@gmail.com e 349 7372492 o 328 1898803

        _____________________________________________

        Dance!!! (sponsored by Minotauro wild wine)

        Inizio ore 18 e fine ore 00.30 nella nuova music area all’interno dello spazioso giardino del retone 161

        Goditi il tramonto sul fiume ballando le selection di:

        Sterling and Dadapop Go Glambo Camp again and again…

        Joe Dielle Neapolitan Groove

        Device live set con e senza Gaffa
        ______________________________________________

        Eat!!!

        Inizio ore 20 by Ippoasi

        Menù:

        Pane alla curcuma cotto a legna
        Salsa Non-Tonnota
        Salsa di olive e pomodori secchi
        Salsa alle carote
        Rollo con Hummus Rosso

        Farro con verdure fresche

        Farin-Frittata di ceci con cipolle e patate

        Lenticchie ghiotte

        Dolce

        Legumi-cereali-farine di grani antichi-farina di ceci e ceci secchi di Floriddia!
        Verdure fresche di stagione di BioColombini e Pan di Terra!

        Ippoasi è un associazione di volontariato con sede a San Piero a Grado che gestisce un rifugio di Animali Liberi da condizioni di sfruttamento. Un laboratorio didattico di convivenza pacifica tra diverse specie. Pratichiamo una filosofia di vita non violenta che necessariamente attraversa anche i nostri corpi tramite il cibo che mangiamo. Tra le attività che svolgiamo c’è la preparazione di piatti esenti da prodotti di origine animale, dedichiamo particolare attenzione alla filiera degli ingredienti che scegliamo, Bio, Km-zero ed equosolidali.
        Veniteci a conoscere e vi dimostreremo che un cibo compassionevole può essere tanto buono quanto nutriente.
        ______________________________________________

        Milonga!!!

        Inizio ore 23.30

        Selezione Tango/No Tango sulla splendida piattaforma di Arno Verde
        ________________________________________________

        Evento Facebook Arno Verde

        Ingresso soci pum factory (con bevuta di benvenuto inclusa) 3 euro

        Ingresso non soci (con nuovo tesseramento e bevuta di benvenuto inclusa) 5 euro

        Cena Ippoasi 10 euro

        https://www.facebook.com/Ippoasi/

        La Mongolia by Federico Art novels and stories

        La Via del Vento

        Un viaggio in foto sull’inizio dell’inverno sulle rotte della transumanza nella Mongolia rurale.

        La Mongolia è un paese remoto, forse molti di noi l’hanno vista solo in foto. Un luogo intriso di mistero, dal fascino esotico che però non riusciamo a visualizzare perché appunto molto lontano dal nostro immaginario comune. Per questo abbiamo deciso di farci raccontare la Mongolia da chi l’ha vissuta, da chi l’ha fotografata. E ve la presentiamo qui su Art novels and stories.

        La Mongolia by Federico
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Federico Pellici, classe 1985, si avvicina alla fotografia nel 2008, durante gli anni dell’Università a Firenze, rispolverando la precoce curiosità manifestata già da bambino per questa strana forma di magia in cui il mondo si ferma, e fa da specchio all’osservatore. Per Federico la fotografia è una ricerca del sé attraverso il risultato dell’incontro tra dentro e fuori.

        Fedrico Pellici mappa Viaggio roads
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Successivamente, affiancando l’interesse umanistico alla comunicazione visiva, si concentra sulla fotografia sociale e antropologica, che perfeziona con gli studi presso lo Studio Marangoni di Firenze, corso di foto-giornalismo.

        Partendo dalle periferie, dalla condizione degli emarginati,  dalla vita contadina e dal conflitto estetico e culturale con il mito del progresso e dei modelli televisivi,  trova un momento di distensione tramite il viaggio, e la scoperta di antichi esempi di umanità in armonia con il loro ambiente.

        Mi trovo costretto a porre un costante paragone con la società da cui provengo

        A cavallo dell’eterno vento della steppa si fanno incontri rari ma importanti, carichi di valore. Le parole ed i gesti hanno valore. Gli sguardi hanno valore. Mi trovo costretto a porre un costante paragone con la società da cui provengo, in cui la “saturazione di umanità” porta un’inevitabile indifferenza per le vite altrui ma un’inspiegabile terrore della morte. I popoli nomadi della Mongolia sembrano incarnare le qualità dei loro luoghi ancestrali, ed il vento accompagna da secoli le loro vite, plasmandole, facendo loro da maestro sapiente e severo.

        Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Da qui nel 2016, realizza un viaggio sulle orme del nomadismo. Mantenendo uno spirito di apertura e curiosità verso tutto ciò che è “diverso” o ignorato dalla cultura mainstream, attraverso questo viaggio Federico ci comunica il suo tentativo di comprensione di sé  attraverso lo studio e il rapporto con le diverse culture nomadi della Mongolia.

        Fedrico Pellici mappa Viaggio roads
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        La Via del vento

        “I nomadi salvaguardano la Grande Vita, e la sopravvivenza della prateria e della natura è ben più importante di quella degli uomini. I coltivatori invece proteggono la Piccola vita, badano alla sopravvivenza dell’essere umano, a cui danno il valore più grande. Tuttavia senza la Grande vita non ci sarebbe la Piccola” – Jiang Rong.

        La Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici
        Giorno 1

        Secondo il calendario lunare mongolo, il 31 ottobre è stato il primo giorno d’inverno. Sono arrivato qui per il Bituun, l’ultima notte senza luna della stagione. Tra i pastori della steppa centrale si dice che sarà l’inverno più freddo degli ultimi 160 anni. Molti sono già in viaggio verso le valli dell’Uvurkhangai, a sud-est. Una distesa interrotta da pochi villaggi e qualche cittadina sovietica, in genere capoluogo di aimag (provincia), sorta in prossimità della miniera di carbone.

        LA Mongolia by Federico Pellici
        Famiglia nomade venuta al villaggio di Khorgo per far visitare la bambina malata; Foto & Copyright by Federico Pellici

        E’ la stessa domanda che mi sorge quando, dopo decine di chilometri di steppa, spunta un accampamento. Perchè proprio qui?  Due famiglie, come un’oasi nel deserto. In un momento ben preciso, un antenato di questo clan ha deciso di fermarsi dopo settimane di viaggio. E così, da allora, i suoi discendenti tornano qua ogni inverno. Ci sono un sacco di motivi a me invisibili per cui questo è un buon posto, e un buon momento per venirci. Una rete di informazioni, consigli e ammonimenti portate dagli spiriti del vento e dell’acqua, dagli animali e piante della terra. Indirizzati da questi presagi e auspici ci si muove sempre nella giusta direzione, da millenni. Perchè non ascoltare il Padre Cielo e la Madre Terra, significa rompere un fragile equilibrio e perdere tutto. Come i marinai guidati dalle stelle, qui si ascolta la voce del vento.

        F. Pellici
        La Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici
        Giorno 8

        Già in questo mese si sono toccati i -20 C°, e qualcuno, sottovoce, ricorda il catastrofico inverno del 2010. Un inverno gelido, qui chiamato dzud, che sconvolse la Mongolia. Per tre mesi abbondanti il Paese asiatico rimase paralizzato da un gelo intensissimo, accompagnato da nevicate continue. Oltre cinque milioni di animali, tra yak, pecore, capre, cavalli e cammelli, morirono per il freddo e per la fame.Intere regioni rimasero a lungo isolate. Decine di pastori nomadi morirono per gli stenti, tra loro molti bambini.

        Quest’anno l’eccessivo altalenare delle temperature preoccupa gli allevatori, lo scioglimento della neve causato da una settimana più calda può significare una successiva gelata che “brucia” l’erba dei pascoli e rende impraticabili i passi di montagna. Attualmente in Mongolia sono censiti più di 30 milioni di capi. Sui laghi ghiacciati si raccoglie il sale da gettare agli animali, ”lo mangiano da soli, il sale fa grasso per l’inverno”, mi dicono.

        F. Pellici
        LA Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici
        Giorno 15

        La carne essiccata è quasi pronta, come 800 anni fa. Con un procedimento altrettanto antico, dopo varie bolliture e la preparazione in sacchi di cotone, si ottiene l’essiccazione di formaggi e yogurt, unico metodo di conservazione dei prodotti caseari. Carne e derivati del latte sono gli unici ingredienti della dieta delle famiglie nomadi, salvo quel poco che offre la montagna, funghi e piccole bacche rosse ricche di vitamine, che vengono date ai bambini in acqua calda.

        LA Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Oltre un milione dei quasi tre della moderna mongolia sono ancora pastori, nomadi o semi- nomadi. E’ una vita dura, senza domeniche, dagli odori forti. Un occidentale non può conoscere queste realtà senza una guida e buon fuoristrada, meglio russo, più facile da riparare. Lontani dalle arterie principali (sono poche le strade asfaltate) gli sparuti gruppi familiari si distribuiscono omogeneamente su una superficie di un milione e seicentomila kmq, qualcosa come cinque volte l’Italia.

        I nomadi di queste parti sono gente ospitale, l’incontro tra persone viene ancora celebrato con l’immancabile tè salato al latte e lunghi racconti.”

        F. Pellici
        La Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Nella gher, la tradizionale tenda mongola, si rispettano riti e usanze antichissimi, ormai assorbiti dalla normalità. La forma stessa dell’abitazione,un’unica stanza con la stufa al centro, regno della donna e centro di ogni attività sociale, ricalca una visione sintetica di concetti spirituali e astronomici, nella stessa ottica in cui in occidente si costruivano chiese e santuari.Tra i nomadi mongoli sono ancora forti le credenze di derivazione sciamanica soprattutto a nord, nella taiga dell’hovsgol, ma dopo secoli di rivalità con il buddismo lamaista e 60 anni di comunismo sovietico,è un culto ormai custodito da pochi gruppi etnici più isolati.

        Foto & Copyright by Federico Pellici
        Giorno 21

        Come le altre civiltà nomadi, la vita dei pastori mongoli mostra una grande conflittualità con la moderna cultura stanziale e cittadina. La volontà dell’uomo sugli animali e sulla natura conosce e rispetta un limite ancestrale, oltre il quale in nome del progresso, della comodità e della ricchezza l’uomo sedentario si è progressivamente spinto negli ultimi secoli. Finché rimangono nomadi, questi uomini non lasciano tracce indelebili del loro passaggio,non sporcano, non inquinano,e lavorano.Si muovono dietro agli animali, quando la distanza tra la mandria e l’accampamento supera il giorno a cavallo. Si muovono seguendo valli o corsi d’acqua, Si muovono osservando la terra e il cielo.

        cavallo bianco neve
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Avvicinandosi alle città, visibili da decine di km, avvolte nella caratteristica coltre di smog e rumore, il contrasto è forte. Si avverte la tentazione di individuare la causa di tutto questo caos proprio nella “forma città”. Come se la cessazione della millenaria abitudine errante di questo popolo abbia creato tutt’a un tratto povertà, inquinamento, e abissali divari tra gli strati di una società competitiva e verticale.

        Nelle asciutte e fredde sere d’autunno, mi trovo a paragonare la realtà in cui sono cresciuto,che sento fortemente terrena e pesante, immobile, solida e protettiva, ad un’altra realtà di interdipendenza con le forze della natura, da cui siamo separati da appena pochi strati di feltro della tenda. Orizzontale, paritaria. Spietata e generosa.

        F. Pellici
        Ogni azione nel piccolo risuona nello spazio sterminato

        Potrebbe sembrare un rapporto esclusivamente di dipendenza dagli animali e dalla natura, in realtà è forte in loro la consapevolezza che ogni azione nel piccolo risuona nello spazio sterminato,e che esso ne risente in molti modi, attraverso il clima, le piogge e tutti i cicli vegetali e animali. Potremmo parlare di una proto-coscienza ecologista, traslitterata in tradizioni sciamaniche e modellate dal buddhismo lamaista, quello barocco e minuzioso, e superstizioni di ogni tipo.

        Baasanjav, passa l'inverno da sola sul lago Hovsgol in mezzo alla foresta
        Baasanjav, passa l’inverno da sola sul lago Hovsgol in mezzo alla foresta; Foto & Copyright by Federico Pellici
        Giorno 26

        L’intento di tutte le attività nomadi è l’autonomia, necessaria tradizionalmente in paesi sterminati, aridi e poco popolosi. Autonomia sempre più limitata anche a causa di politiche tese paradossalmente alla conservazione del territorio, come i severi controlli sulla caccia e il taglio della legna.Oppure il divieto di pascolo nei nuovi parchi nazionali, dove però le auto dei turisti sono sempre ben accette. Vengono talvolta adottate dai nomadi limitate forme di commercio e scambio, ma tendenzialmente si fa poco uso del denaro.Tutto quello che si produce è ad uso e consumo dello stesso nucleo di una o due famiglie (comunque legate da parentela) che possiedono il gregge o la mandria, tenuti rigorosamente in libertà in un regime di allevamento estensivo.

        La Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Un sistema chiuso, quindi, che può essere messo in crisi quando intervengono fattori che minano le fondamenta di queste strutture sociali monocellulari,come l’acquisto delle terre da parte delle grandi compagnie straniere, l’avvelenamento delle acque e i cambiamenti climatici.In Mongolia più che mai appare evidente come il concetto stesso di modernità si stia perpetuando attraverso un sistema globalmente interconnesso, a scapito delle millenarie modalità di auto-sussistenza che non possono essere assorbite da un macro-flusso economico statale. Difficoltà già venuta drammaticamente alla luce negli anni del totalitarismo comunista,in cui le attività di pastorizia vennero forzatamente abbandonate cedendo il posto a impieghi nell’enorme apparato produttivo sovietico.

        Giorno 30

        Nonostante il ritorno di molti alla vita nomade a partire dagli anni ’90, la conservazione di questo stile di vita è seriamente compromessa dalla totale inconciliabilità di bisogni e risorse con un paese che sogna l’occidente, vive di importazione, ma anche ricchissimo di carbone, rame e oro.

        La vita lenta, laboriosa e quasi incontaminata che mostro nelle mie fotografie, in queste arcaiche forme di equilibrio e armonia con i ritmi naturali, sta subendo forti cambiamenti.

        Foto & Copyright by Federico Pellici

        La diffusione di televisione satellitare e internet nella Mongolia rurale sta contribuendo ad allargare la crepa nelle coscienze delle giovani generazioni. Il futuro è più incerto, nuovi modelli appaiono loro, in confronto ai quali la vita quotidiana dietro agli animali appare sporca e miserabile, mentre il miraggio di un lavoro in città va ad espandere le bidonville della capitale. Così l’occidente ha esportato l’ansia identitaria, e la fermezza dei volti più anziani non trova continuità in quelli decisamente più insicuri dei giovani.

        La diffusione di televisione satellitare e internet nella Mongolia rurale sta contribuendo ad allargare la crepa nelle coscienze delle giovani generazioni.

        Certo, la realtà nella Mongolia moderna non è solo questo, si vedono evidenti contraddizioni in un paese che vive di importazione, di miniere di rame e centrali a carbone. Le città sono avvolte in una nube di smog. Agglomerati di gher si formano nelle periferie delle poche grandi città, e famiglie ex-nomadi conoscono per la prima volta la povertà.

        F. Pellici

        In ogni caso, ciò che salta ai miei occhi appena fuori i centri abitati, ciò che ho scoperto che stavo in realtà cercando in questo posto remoto, è un umile rispetto delle regole universali, una non imposizione della volontà umana sul creato, nato e sviluppato già perfetto.

        La Mongolia by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Il governo sta cercando di incentivare l’educazione dei bambini tra i gruppi nomadi, e molti di loro riescono a frequentare la scuola del villaggio usufruendo del dormitorio gratuito. Una volta finita la scuola primaria, si sceglie: chi può, continua gli studi a Ulan Baatar, dove si studia l’inglese (non più il russo) e dove sorgono moltissimi istituti privati, per lo più stranieri e molto costosi.

        La via del Vento by Federico Pellici
        Foto & Copyright by Federico Pellici

        Per questo la Via del Vento è anche la mia via. E’ la storia di un viaggio iniziatico, una testimonianza per immagini di questa mia scoperta, raccolta poco prima dell’Inverno, lontano dal turismo, dalle strade principali. Ero solo alla ricerca del silenzio e della chiarezza perdute tra la folla o nel traffico. Un dialogo privato tra me, la Natura, e i suoi antichi abitanti.

        A story by Fedrico Pellici, 2016 Pisa.


        Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.

          ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

          Riceverai contenuti extra, aggiornamenti su eventi, informazioni su artisti e sulle prossime release