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ARTF New Sounds

Ancient Teaching ci fa volare verso il futuro!

L’ultimo EP di ARTF per Opilec Music

Non è facile recensire un amico con cui condividi una passione per la musica, in particolare la techno, l’eletro, l’EBM e tutte le sonorità bass. Con cui da quasi dieci anni sgomiti per mantenere viva una scintilla di contro-cultura nella città in cui vivi. Tuttavia oggi vi parliamo di idee nuove. Sopratutto dei suoni. Quelli in cui queste idee confluiscono, come in una sorta di sistema a vasi comunicanti suono e idee alimentano goccia dopo goccia il movimento.

Ora vi direte, mah vabbè questa è un operazione che proprio non ci aspettavamo. Bene vi direi. Quante volte siete usciti di casa alla ricerca di qualcosa di entusiasmante la fuori? Ma poi alla fine tornando tra le vostre mura vi siete resi conto che lo avevate da sempre li vicino a voi? Succede. Quindi è possibile, praticabile, forse è un operazione di mestiere, forse è semplicemente interessante anche ogni tanto fermarsi e parlare di ciò che ti circonda. Anzi, su questo ci abbiamo sempre provato. Da un lato ci slanciamo oltre il confine, dall’altro peschiamo dal nostro pozzo. Infondo non c’è un limite nell’arte e nella ricerca, ma solo tanta curiosità!

Anzi alle volte può essere molto interessante conoscere e scoprire ciò che ti sta vicino, ciò che diamo per scontato, per assodato

È con questa prospettiva di “familiarità” che vi presentiamo sotto una diversa angolatura Dario Filidei alias ARTF. Un artista che con molta umiltà, dedizione e passione insegue il sogno di una musica più universale fatta di inclusione sociale, cultura, educazione e sviluppo. Lo facciamo proprio in occasione della sua ultima uscita per Opilec Music (Torino) curata direttamente da Gianluca Pandullo a.k.a. I-Robots.

ARTF

Ancient Teaching EP, un EP che vuole essere un omaggio alle sonorità che ormai fanno parte del mio percorso artistico e di vita. Molti di voi riconosceranno subito le mie più grandi fonti di ispirazione in questo disco. Find your strenght into the sound!

In ciascun numero di “New Sounds” vi presenteremo cosa bolle in pentola. Le novità sommerse nella rete, i suoni da tenere d’occhio, gli artisti emergenti nel panorama nazionale, le labels e i retroscena della produzione elettronica.

Ciao Dario benvenuto! È vero che con te giochiamo in casa, ma ti ringraziamo lo stesso per aver accettato questa intervista. Cercheremo di fare del nostro meglio per far conoscere quegli aspetti più celati della tua arte.
Rompiamo subito il ghiaccio, chi è “ARTF”? Cosa rappresenta? Parlaci prima un po’ di te…

Ciao e prima di tutto grazie per avermi dato l’opportunità di esprimermi per scritto oltre che attraverso la musica. Direi che ARTF è un più uno stato d’animo che un personaggio ben definito. Posso dirti che l’idea di utilizzare la sigla ARTF deriva dalla tradizione della Techno originale. Dove si vuole celare il volto di chi suona ed il proprio ego per mettere al primo posto la musica e le emozioni. Questo ho voluto fare, quando ho coniato l’alias ARTF.

ARTF è l’acronimo di “Almost Ready To Fly“, una dicitura che trovavo spesso sulle scatole dei kit di montaggio degli aeromodelli di mio padre. Ho pensato che per me vivere immerso nella musica ogni giorno, suonare e produrre musica elettronica significasse essere sempre sul pezzo. Pronto a partire, pronto al decollo, gettarsi verso il futuro. Col passare degli anni, ho anche capito che per me fare musica elettronica (in particolare Techno) significa assaporare ogni minuto che viviamo con passione. Cercare sempre di essere felici di aver vissuto quel minuto appena trascorso.

ARTF deriva dalla tradizione della Techno originale

ARTF è anche una sigla semplice da ricordare come un modello di robot o cyborg, sempre per tornare alle origini Sci-Fi della Detroit Techno!. Sopratutto dell’immaginario che ruota attorno ad essa. Quindi chissà… sarebbe carino che qualcuno facesse il personaggio dei fumetti di ARTF come Alan Oldham o Qadim Haqq hanno fatto i fumetti di Underground Resistance o Drexciya…

L’altro mio alias – Dj Darius – non mi sembrava più appropriato per portare avanti il mio progetto a livello professionale. Non mi pareva essere in grado di esprimere quello che ho descritto sopra. Quindi l’ho lasciato per così dire, a Pisa, come un caro amico di paese che puoi sempre ritrovare quando torni alla tua città natale.

Quando inizia il tuo percorso musicale? Con quali sonorità ti senti più in empatia?

Il mio percorso musicale inizia alla fine degli anni ‘90 primi anni 2000. Con l’Hip Hop ed il Rap ma anche il Funk che ho scoperto più tardi, quando da adolescente rimasi folgorato dalla Break Dance. Che ho ballato fino alla fine delle superiori. Mi piaceva stare in mezzo alla gente e avere uno stile di vita da seguire con la mia comitiva di amici, stare in gruppo…

Niente di strano per l’età che avevo direi…

Di strano forse conoscendoti da adulto – diciamo – c’è che ballavi la break dance, penso che avrei fatto carte false per essere li e vederti all’opera.

Però non ho mai ascoltato molta musica convenzionale o mainstream. Ho sempre amato la musica alternativa e di protesta. Una musica che desse la possibilità di esprimere se stessi e di raccontare la propria versione della vita senza filtri, ne ipocrisia… Ascoltavo molto Rap Italiano negli anni dell’adolescenza, tipo Dj Gruff, Inoki, Gente Guasta, Uomini di Mare, Neffa, Fabri Fibra, Sangue Misto, 99 Posse, Menihr. Ma anche robe strumentali tipo Dj Skizo, Dj Shadow, Dj Krush e Dj Vadim

Molti dischi di questi gruppi sono stati la colonna sonora della mia adolescenza. Ho sempre amato la musica alternativa e di protesta. Ascoltavo molto Rap Italiano…

I vinili e i giradischi sono sempre stati in casa ed ad un certo punto è scattata la scintilla. Una delle tecniche della Break Dance è il Popping o Electro Boogie, come la chiamavamo all’epoca. Per questo stile, venivano usate per ballare basi Electro Funk e Miami Bass (ho scoperto molti anni dopo di cosa si trattava). Brani registrati principalmente con campionamenti e le classiche batterie elettroniche della Roland la 808 e la 909.

Da li qualcosa è scattato in me e mi misi ad indagare l’origine di questo suono spaziale robotico ed elettronico! Forse anche perché sono sempre stato un grande fan della fantascienza e film tipo Blade Runner, Star Wars, Mad Max e via dicendo… Come dicevo in casa ho sempre avuto i giradischi perché mio padre è anche appassionato di Hi-Fi e mio nonno era radio amatore.

Un giorno misi sul piatto i dischi dei Kraftwerk e degli Earth Wind and Fire e li è nata la magia.

La tappa cruciale che ha fatto nascere in me la mia passione per la musica elettronica. Avrò avuto 14 o 15 anni. Quei dischi ce li ho ancora…
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Copyright Under-blog, ARTF

Di li a poco ho iniziato a frequentare le discoteche della zona in cui vivevo, dove i Dj sapientemente miscelavano House music e pezzi un po’ più mainstream.

Anche quello è stato fondamentale perché mi sono innamorato del lato professionale di fare musica. Dei locali gestiti sapientemente e dell’intrattenimento fatto con criterio, con consapevolezza.

Nel corso degli anni, grazie agli amici che giravano attorno al negozio di dischi Sanantonio42 (Pisa), grazie ad esperienze di occupazioni e centri sociali come Rebeldia, Newroz e Cantiere San Bernardo, ma anche con l’esperienza Pisa Underground Movement, ho potuto approfondire molti generi: come il Reggae e il Dub, la DnB, Dubstep, Uk Garage, la House music, tutti generi che possiamo definire Black, in quanto nati in seno a questa comunità.

La mia costante però è sempre stata la Techno su cui ho studiato e studio ancora molto. Leggendo libri, guardando documentari, cercando di entrare in contatto con i protagonisti che hanno fatto la storia della musica elettronica in Italia e nel mondo.

Mi interessano molto gli aspetti culturali e socio-economici che ruotano attorno alla musica che faccio, seguo e studio molto anche questi aspetti. Faccio la mia personale battaglia politica a favore della cultura.

Con la Techno ho trovato il mio linguaggio universale. Sono molto legato alla scuola di Detroit. Sopratutto ad Underground Resistance, la mia guida da sempre. Ma anche altre etichette come la Metroplex, la M-Plant, la Motech e la Rekids per citare alcuni classici. Oppure etichette più nuove come Nuestro Futuro, Dirty Tech Rec, e Yaxteq.

Ritengo che la Techno sia una musica di protesta pacifica. Di riscatto sociale, scollegata da qualsiasi tipo di razza, ceto sociale, orientamento sessuale, fede religiosa o schieramento politico. E’ una musica ibrida, una scheggia impazzita. Si lega all’etica Punk del DIY, dell’autogestione e autoproduzione. E questo aspetto lo ritrovo nelle mie produzioni e nelle realtà con cui collaboro.

Ancorata all’etica Punk, del DIY, dell’autogestione e autoproduzione

La Techno credo che debba rimanere una musica popolare nel senso che dovrebbe rappresentare l’essere ed il sentire della gente comune. Il raccontare la vita di tutti giorni un po’ in chiave romantica e fantascientifica; deve raccontare le proprie aspirazioni. Il gettarsi positivamente e collettivamente verso il futuro, o in qualche modo essere una provocazione, in contrasto con un futuro distopico.

Quando nasce la tua collaborazione con Opilec?

La collaborazione con Opilec nasce in un classico tardo pomeriggio di ritorno dal lavoro…

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Copyright Opilec Music; ARTF, Ancient Teachings EP; Artwork by Artefract / Tim Paulvé

Qualche giorno prima avevo ingenuamente mandato i demo di due tracce che sono nell’Ancient Teachings EP a due etichette diverse. Tipo contemporaneamente, ed una di queste era la Opilec. Gianluca mi scrisse nella mail semplicemente “Chiamami questo è il mio numero…” . Alla fine il Karma non mi ha punito! Ho chiarito subito con Gianluca Pandullo. Anzi lo devo ringraziare, per aver superato la mia ingenuità e aver visto in me e nei miei brani un progetto valido. Poi ha avuto anche la pazienza di portare a termine questo lavoro che è durato circa 1 anno e mezzo!

Ho fatto sicuramente tesoro di questa esperienza.

Cosa ti ha influenzato maggiormente in questa nuova uscita?

Devo dire che semplicemente volevo plasmare il mio suono avvicinandomi il più possibile al Detroit sound. Ad artisti come UR, Drexciya, Robert Hood, Dj Rolando e Los Hermanos, magari citandoli ma senza cadere nel plagio o nel palesemente già sentito. Volevo far sentire al mondo quello che mi piace e mostrare la mia idea di fare musica Techno, Club Culture e Rave Culture. Stavo lavorando a vario materiale. Confesso che alcune tracce erano più ispirate di altre che volevano farsi piacere a delle etichette specifiche. Poi ad un certo punto mi sono ritrovato con molto materiale che ho inviato a Gianluca di Opilec. Lui mi ha seguito ed aiutato a correggere. A migliorare dal punto di vista dell’ingegneria del suono e a dargli un senso facendo anche dei piccoli editing sull’arrangiamento.

Il risultato è un disco techno solido che ha un bello storytelling e che pompa a dovere!

Non immagini quanto ci piacerebbe tornare tutti assieme a pompare un pò di bei beat nelle casse! In questa attesa, ti va di portarci nel tuo studio “virtualmente” presentaci due/tre strumenti fondamentali per il tuo lavoro di produttore?

Che dire, sicuramente le 3 colonne portanti del mio studio sono:

Il mio computer iMac su cui faccio girare Ableton Live 10 come sequencer, editing e arrangiamento; la drum machine Roland Tr-8 e il sintetizzatore monofonico Korg Monologue che uso molto per le basslines e per suoni dal sapore Sci-Fi ed Acid.

Per fare questo disco ho utilizzato anche il synth polifonico Korg Minilogue e l’Electribe Sampler sempre della Korg (tuttavia non mi è piaciuto come strumento e l’ho venduto dopo qualche mese). Poi naturalmente uso molti plug-in e strumenti virtuali che carico dentro Ableton Live. Uso spesso il vst Diva della U-He, i moduli interni di Live stesso per l’ingegneria del suono affiancati da software della Waves e della Fab-Filters.

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Copyright Under-blog
Con quali artisti hai legato di più nella tua carriera e quali pensi di aver messo in luce con il tuo lavoro?

Sicuramente i primi artisti con cui ho legato molto sono i miei compagni e compagne del collettivo Pisa Underground Movement. Anche la sua neo costola Club Cultura. Anche se a volte abbiamo visioni molto distanti sul come fare musica e sul come vivere la Club Culture e Rave Culture. C’è sempre qualcosa di fondo che ci accomuna e non è dicerto solo il fatto di vivere tutti nella stessa città.

Sento di aver legato molto a livello cittadino con Matteo e Marco (Pzzo & Drago) di Sanantonio42. Negli anni hanno veramente cercato di passare il testimone della Dj / Club / Rave Culture alle generazioni dopo la loro. Poi sempre a livello cittadino ho legato molto con Federico “Rico Herrera” che è la persona che più mi sta dando una mano con il mix ed il mastering.

Riguardo a questi ultimi due aspetti tecnici, sono stato molto in studio anche con Marzio Aricò “Prudo” di Alfa Romero che mi ha insegnato molto. A livello italiano mi sento di aver legato molto con Andrea Benedetti. Artista chiave della scena italiana, techno, EBM, rave, house etc… Un mentore per molti ragazzi e ragazze che vivono la Club e Rave Culture. Poi anche Simona Faraone che vive a Firenze da molti anni ma è anch’essa di Roma. Lei è stata una delle prime donne Dj in Italia ad intraprendere questa professione.

Simona Faraone è stata una delle prime donne Dj in Italia ad intraprendere questa professione.

Con lei mi sono confrontato molto negli ultimi tempi, su aspetti più legati al recupero di una scena italiana in declino. A livello internazionale ho legato molto con Silvio Jadranic della Klinik Room (etichetta indipendente della Croazia). Con Raul Rocha “Dj Roach” e Moses Malone di Tec-Troit (Detroit – USA). Non saprei dire se con i miei dischi ho messo in luce alcuni di questi uomini e donne di cultura. Sicuramente penso di averli messi in luce con il lavoro parallelo di programmazione e collaborazione per quanto riguarda serate ed eventi culturali. Con le rubriche sul nostro sito ed contenuti che trasmettiamo online. Vivo la musica a tutto tondo e sicuramente è necessario viverla di persona quindi prediligo questo tipo di approccio.

Di recente abbiamo avuto modo di ascoltare alcune tue uscite tra cui con la celebre Motech di Detroit, come è nata questa collaborazione? A cosa ti ispiri nel tuo lavoro?

La collaborazione con la Motech è nata qualche mese fa. Era dal 2016 che mandavo demo al loro indirizzo di posta elettronica. È stato un grande desiderio per molti anni pubblicare tracce per un’etichetta di Detroit!

Vorrei far sapere a tutte e tutti, che c’è stato molto lavoro. Molte ore di studio dietro a questi obbiettivi. Nessuno mi ha regalato niente. Mi sono fatto un gran c*** per imparare a far suonare le tracce come volevo e ad arrangiarle come avevo in mente! Nonostante tutto non posso di certo sentirmi “arrivato”! Ho sempre molto da imparare!

Sono un tipo che lavora sodo. Anche in questo spirito dell’“hard work and no compromise” mi rifaccio molto alla scuola americana di Detroit. Una città in molti aspetti molto differente dalla nostra Pisa, che invece è un paesone rispetto alle vere metropoli dalle mille sfaccettature socio-economiche degli States…

ARTF

Quindi, Underground Resistance, Drexciya, Mad Mike Banks, Robert Hood, Dj Roach & Moses Malone, Tec-Troit, Dj 3000, Dj Rolando, Esteban Adame, Santiago Salazar, Jeff Mills, Dj Stingray, Nomadico, Ray7, Scan7, Los Hermanos, Mark Flash, Waajeed…

Questi sono più o meno in ordine sparso i nomi ricorrenti da cui attingo ispirazione.

Voglio fare una musica che va dritta al sodo. Con degli elementi riconducibili alla musica del passato, legata alle radici della Club / Rave / Techno culture, ma senza essere nostalgici. Con consapevolezza che è necessario attingere dagli insegnamenti di chi ha originato questa musica per non perdere la strada e andare dritti verso il futuro.

È necessario attingere dagli insegnamenti di chi ha originato questa musica per non perdere la strada e andare dritti verso il futuro

Voglio fare una musica che fa ballare. Che emozioni e che faccia anche pensare. Al perché ci ritroviamo a ballare con questa musica e perché è sia necessario vivere l’esperienza di ballare davanti ad un buon potente sound system. Certo con decine se non centinaia o migliaia di ragazze e ragazzi, donne e uomini, giovani e meno giovani! Find your strenght into the sound!

Cosa bolle in pentola nel prossimo futuro?

Durante il triste periodo di lockdown ho cercato di sfruttare al meglio il tempo a disposizione. Ho letto molto e ascoltato molti dischi, cercando ulteriori ispirazioni svincolate dagli artisti techno citati fino ad adesso. Sto lavorando ad un EP Electro / Techno più concettuale ispirato alla trilogia di romanzi in stile Cyberpunk di William Gibson. Vorrei far ballare le persone e farle entrare in queste atmosfere torbide e distopiche raccontate nella “Trilogia dello Sprawl”. Vorrei cercare anche di lanciare qualche messaggio di avvertimento per il futuro tramite le tracce che pubblicherò… Ho già due brani masterizzati che hanno avuto già degli ottimi feedback. Quando la fantascienza coincide con la realtà ha bisogno di un adeguata colonna sonora non credete?!

Come vivi il rapporto con l’elettronica più orientata ai club? Quali sono 5 dischi a cui non potresti rinunciare in un Dj-set?

Come già detto più volte non amo molto la musica mainstream e commerciale e questo vale anche per la musica elettronica di tendenza. Trovo le scelte di molti artisti ed etichette funzionali ad alimentare un certo stile di vita legato all’ apparenza. Un Clubbing griffato, creato più per mostrare la propria presenza momentanea che per lasciare qualcosa di profondo che rimarrà a vita. Giullari che danzano con i drink in mano su ritmi dilatati e dai bassi BPM… Un falso benessere. Icona di un mondo esclusivo legato al “bengodi”. Tutto questo è solo per pochi, quelli a cui piace ostentare un life style di fatto di cose futili, i nuovi cortigiani del Re sole!

Vorrei sempre suonare in situazioni dove oltre a ballare e a divertirsi, vengono lanciati anche dei messaggi culturali forti. Quelli che ho citato nelle righe precedenti. Unità, inclusione, no razzismo, no sessismo e dove si possa dare il giusto valore agli artisti che suonano e ai tecnici e organizzatori dell’evento. La socialità e la musica sono elementi importanti della vita di ogni giorno. Spesso, in Italia (all’estero se la vivono in maniera diversa) e sopratutto in questo periodo di stallo post-covid, vengono ignorati se non demonizzati. Manca una vera progettualità per il futuro. Trovo infine che molti gestori di locali ed eventi siano totalmente improvvisati o eticamente abbiamo fatto affondare il clubbing in Italia pensando solo al profitto.

Vedo comunque che la pandemia ha acceso la miccia per un cambiamento. Ha fatto da propulsore per una nuova consapevolezza da parte del pubblico e degli addetti ai lavori, sta ispirando tutti coloro che come me vorrebbero una Club Culture più equa, dove si possa fare squadra verso un obbiettivo comune: fare cultura musicale.

I miei 5 dischi a cui non posso attualmente rinunciare nei miei dj set del 2020 sono :

Immagino che qualcuno si aspettava che elencassi altri titoli, sto cercando negli ultimi anni di non legarmi troppo ai dischi per stupire sempre il pubblico, sopratutto se parliamo di techno. Mi piace molto improvvisare anche se ho dei telai prestabiliti nei miei Dj set.

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Grazie ancora Dario per il tuo prezioso contributo e speriamo di poterti sentire presto magari con un mixtape per il nostro canale CC!


Links:

ARTF as PUM and CC artist

Soundcloud


Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.

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    Om Unit Break the Wall

    Om Unit

    Building on more inclusivity, social and cultural parity with an open critique with the ‘business’ aspect of this culture

    We started in January with the idea of research on the status of the Club Culture. Our aim is at understanding its developments to find its current meaning. We are in the first step of a mixed qualitative-quantitative approach, collecting many interviews between musicians, organizers, producers, DJs, professionals, and enthusiasts around the globe. Researching to grasp ideas, opinions, discussions, and all information that we can further employ for a cross-analysis with other literature/media discussions.

    An ambitious project that faced with humility, intellectual honesty, and method, could ultimately give so much to those who base their life on music. Tracing of new trends as well as policy indications, and operative solutions, these are our ultimate goals, to redesign together a new club culture.

    We are in the first step of a mixed qualitative-quantitative approach, collecting many interviews…

    Under this umbrella, the great “Andrea Mi” with the cultural depth and passion that distinguished him, the last January took our challenge and in his interview mentioned one of the last EP – ‘Submerged‘ – of his friend and “fundamental” English producer, Om Unit.

    Six months have passed so far. We have gone very far with Break the Wall, but perhaps, it might be the case to close the first balance of this adventure. So, we present today a really nice interview that Jim Cole aka Om Unit released for us a few days ago.

    om unit
    Om Unit, © KōLAB Studios

    “As if driven by a sort of cosmic connection”. The same feeling that sometimes binds ideas, passion with a pure dedication for music. We close the semester with the reflections of a DJ, a Musician, and a Producer who offers us a clear synthesis on our topic.

    His songs are dense, deep, beautiful. With styles and schools that have structured the history of Club Culture in recent decades. From jungle to techno, from bass music to house rhythms.

    Andrea Mi, Break the Wall 24 January 2020

    For several years, Om Unit has been making a fundamental contribution to electronic music. Distinguishing itself by a pure approach, through a label, the Cosmic Bridge, many releases, and extraordinary innovative capacity.

    Let’s dive now into this fruitful conversation through the Om Unit spaceship!

    Dear Jim,
    thank you so much for participating, it’s a real pleasure for us to have your contribution. Even if we are witnessing hard times. We think that it is important exactly now to increase our voices and efforts. Building new networks, placing both “Art and human relations” at the core of our communities. Using the Mad Mike Banks metaphor, this time calls for supporting that invisible and necessary sea of water that defines the resistance of underground.
    What do you think about it? What’s your recent experience during lock-down? was there anything in your direct experience that moved in this direction?

    You’re welcome! I love that you mention Mad Mike because, at the moment, he is working with other musicians in Detroit to build a School for kids right now. That is about as real as it gets!

    I’ve been watching how DJ culture has been suffering and how DJ’s have responded with great interest. There has certainly been a broad range of fast adaptation in some sense with things like streaming/distanced parties. But I think this crisis has shown us that it’s a good time to really take a look at what we are all doing with it all. For example, I used to hear people complain about the capitalist side of things, and I was thinking that they were being a little alarmist. But I have recently really had time to think about the whole landscape in music and take stock of what is really important, which has been very positive and refreshing.

    Issues are now on the table like inclusivity and social and cultural parity and there is some further open critique with the ‘business’ aspect of this culture too which are all very necessary at the moment.

    In terms of having this ‘Covid break’ time to really look my own path, I can say I have been able to be really honest about my musical direction and writing choices in the studio. I’m now finding my feet in new and interesting sounds that feel more authentic whilst moving towards more of an eclectic format as DJ and Producer again. I have a new radio starting and some exciting new releases coming too which reflect a more authentic vibe for me personally, some new studio techniques are being explored and I’m working on new collaborations too which I’m excited to share with people.

    In our previous reviews, we discussed a lot about the devastating impact that the COVID crisis delivered on the whole sector of culture (at least for a very weak system like the Italian one).
    What about your direct experience as an artist and a label manager in a more advanced system like the English one? Did you find a cushion to land on, do they (politics) offer support for the sector?

    There has been support from the UK government only for the big concert venues, which was actually a very large amount of money, but sadly there is nothing for the small clubs. This conservative government don’t value the arts as much as they should, so we have to fight as usual for our own way of life. There was some fairly decent help for small businesses though, and some help for self-employed people like myself. Lucky for me I work part-time as a teacher. Some of my friends are not so lucky and will have to change their lives to make it work.

    It’s really sad because dancing to music is one of the most therapeutic things we can do with our body, and the powers here do not recognise the value of maintaining a place to do this for when the pandemic is over. Major venues were already under pressure here because of the ruthless nature of development and city planning that also does not value cultural spaces. The future of nightclubs looks really bleak at the moment and more needs to be done in the UK to help to save them.

    The message we have perceived through your latest releases is certainly positive, to move on. We refer to “As We Continue” that you launched under the pseudonym of Phillip D Kick, and that hymn to the joy for the rave culture that is Joyspark.
    What’s your feeling with your last Phillip D Kick release?

    The ‘Phil Stuff’ as I call it is almost like someone else – a different person. I try to respect the footwork and jungle roots at the same time and it’s more a ‘just for fun’ thing where I get to be free and just make Tracks that ‘bump’. I get too serious about music sometimes so I think this allows me to just be free and make more club stuff. This new record is pretty laid back in some sense though, but I think I was always more into the smoother side of jungle and certainly the jazzier side of footwork anyway.

    What are the positive things of making music nowadays?

    I mean, the world is going crazy right? So we might as well all just make good honest art.

    Despite the positive Bandcamp-Only self-release, what do you think about the role of platforms during this crisis?

    I feel that technology has always been a key part of the art world, and social media and online music platforms are no different. There is a positive in the sense that access to music has never been so broad for everyone, but similar to Netflix, when you have a big choice, it’s like where to go? Algorithms are now there to choose for you. A lot of modern-day social media platforms use behavioural modification techniques on their users via algorithmic manipulation (I recommend the recent work of Jaron Lanier in this regard).

    This as we know has created a rise in populist thinking and monoculture. I myself love the access to music that for example the combination of discogs and bandcamp has given me but I can’t really connect with Spotify or Apple Music that well. Perhaps it is because my interest is in more niche music and collecting records, but I find it hard to navigate an infinite choice and I don’t want to have to feed an algorithm to ‘tune’ it to my taste, that feels like handing over my free-will to a machine.

    A producer of your experience has certainly lived through all the steps of digitization. This accordingly has had different impacts on the progress of various sectors.
    Do you think that COVID has exacerbated or attenuated them?
    We refer, for example, to the increasingly evident trend by people to shift their social life and behavior towards digital
    For those who make electronic music like you, technology represented the promise in a certain sense of a better future. Do you think this promise has been accomplished?
    We refer to the fact that we observed that the initial movements and the waves are all slowly declined to make room for the market and consumption. Or that today it is increasingly difficult to imagine a utopia or a future as it could have happened in the 80’s/90’s … –
    What is the future that awaits us?

    Well, I think the idea of the ‘tech utopia’ is just boring. Again, I have to draw upon Jaron Lanier’s viewpoint that the so-called ‘singularity’ as imagined by Ray Kurzweil is as absurd as ‘The Rapture’. We have evolved as creatures who have a natural inbuilt appreciation of music in a real space. Now whether the idea of full-scale club culture is at risk we cannot say but the rise in illegal parties this year certainly dictates that there is something missing already for people. The authorities would do well to think about how to maintain safe and meaningful dance spaces going forward, even it means a kind of ‘furlough’ for clubs in terms of rent for starters.

    The future relies on this kind of assistance, and without it we have no real certainty of anything really. I think the dream of the 80’s and 90’s happened in the 80’s and 90’s. I think today’s dream is really about returning to a safer dancefloor not just in terms of the pandemic but in terms of attitudes of the people in clubs as well as attitudes of the industry itself. It’s up to us within the culture to choose how it looks, and make those changes, but the physical infrastructures themselves need to be protected.

    A curiosity, when the love for your “cosmic sound” started?

    I always had an interest in ambient and spaced out music, even when I was a kid. I think growing up in the 80’s played a big part in that somehow. I always loved how 80’s pop music had these weird reverbs. When I was very young I loved the abstract sounds that pop artists like peter Gabriel or Steely Dan would use in the mix, even as a kid I remember hearing stuff like ELO and wondering how they got those mad effects.

    I think that’s why I love dub reggae and dub techno so much too nowadays, the use of space and strange FX. I had a brief time playing those kind of ‘Balearic chuggers’ as well as a DJ which for me felt pretty cosmic. I also wanted to inject some kind of ‘spiritual energy’ into my hip-hop work as ‘2tall’ back in the early 2000’s which kind-of came through with the ‘beautiful mindz’ LP. I think hearing the psychedelic work of early flying lotus and that whole scene out in LA in the mid-2000’s also really turned me on to the idea of using more ‘out-there’ studio techniques and kinda put me onto the idea of making instrumental music that had basslines and weight that wasn’t just ‘club’ orientated.

    Using more ‘out-there’ studio techniques …

    Artists like J Dilla, Dabrye and Ras G all had some of that cosmic stuff going amongst their work too, using these really interesting ways of layering and chopping sounds. It’s a kind of continuum in a lot of music I think that is always there amongst the layers. Recently I’ve heard a lot of cosmic ambient music that is also quite sample based which has that same feeling too, people like broshuda or UON for example, or even the more beatsy stuff like seekersinternational (whom I’ve made a mini LP with which drops soon)

    What do you think about club culture? What the situation in your city and beyond?

    I mean right now it’s asleep, maybe for the better? I think there will be some positive changes if the venues can stay open for long enough. In Bristol, we have some issues with closure or imminent closure, but there’s some small ventures such as High Rise sound system throwing parties to seated crowds. Really, it’s all still on hold, so as I said it’s a good time to pause and think. With regards to DJ and Music Culture in general, there’s work to do in terms of bringing more attention towards doing things in a more consciously progressive manner when we do return to the dancefloor.

    What are the main criticalities? What we can do to improve it?

    Here’s 3 out of many..

    1. Reach out to more people of colour, women, queer, trans, non-binary and other marginalised people if you have a platform and share it with them wherever possible.
    2. Use your platforms to speak up about things that need changing within the culture you are involved in.
    3. Promote the music you truly love only, and it will feed you forever. It might not always pay the bills but it will bring more happiness, and that happiness will have more positive affect on the culture around you, it’s a ripple effect in that way.
    Thank you so much for your availability and effort! We hope to have one of your shows in our leaning tower city of Pisa in the next future!

    Can’t wait to be back!


    Links:

    Om Unit Bandcamp

    Om Unit Discogs

    Cosmic Bridge Records

    Soundwall interviews


    Ripensare tutto a partire da una maggiore inclusione, parità sociale e culturale e con un occhio critico verso gli aspetti “imprenditoriali” di questa cultura

    Siamo partiti a gennaio con l’idea di avviare una ricerca sullo stato della Club Culture per comprenderne gli sviluppi e poter contribuire a ritrovarne un significato. In questa prima fase di lavoro stiamo raccogliendo molte interviste tra musicisti, organizzatori, produttori, Djs, addetti ai lavori e appassionati da tutto il mondo allo scopo di sedimentare idee e concetti sui quali poi effettuare un’analisi incrociata con altra letteratura e discussioni da altri media che affrontano il tema.

    Un progetto ambizioso che affrontato con umiltà, onestà intellettuale e metodo, alla fine potrebbe dare così tanto a coloro che basano la propria vita sulla musica. Tracciare nuove tendenze, indicazioni politiche e soluzioni operative, questi sono i nostri obiettivi finali, per ridisegnare insieme una nuova club culture.

    Siamo così nella prima fase di un approccio misto qualitativo-quantitativo, stiamo raccogliendo molte interviste …

    Sotto questo ombrello, il grande “Andrea Mi” con la profondità culturale e la passione che lo hanno contraddistinto, lo scorso gennaio ha accolto la nostra sfida e nella sua intervista ha citato uno degli ultimi EP – ‘Submerged‘ – del suo amico e “fondamentale” produttore inglese Om Unit.

    Da allora, sono passati sei mesi. Siamo andati molto lontano con Break the Wall, e potrebbe essere il caso di chiudere un primo bilancio di questa avventura. Quindi, presentiamo oggi una bella intervista che Jim Cole aka Om Unit ci ha rilasciato pochi giorni fa.

    “Come spinti da una sorta di connessione cosmica”. Una forza che lega idee e passione con una dedizione pura per la musica, chiudiamo il semestre con le riflessioni di un DJ, un Musicista e un Producer – Om Unit – che più di altri riesce ad offrire una chiara sintesi sul nostro argomento.

    Le sue canzoni sono dense, profonde, bellissime di stili e scuole che hanno strutturato la storia della Club Culture negli ultimi decenni: dalla jungle alla techno, dalla bass music ai ritmi house.

    Andrea Mi, Break the Wall 24 January 2020

    Da diversi anni Om Unit dà un contributo fondamentale alla musica elettronica. Distinguendosi con un approccio puro, attraverso un’etichetta, la Cosmic Bridge, molte pubblicazioni e una straordinaria capacità innovativa.

    Immergiamoci ora in questa ricca conversazione attraverso l’astronave Om Unit!

    Carissimo Jim,
    grazie mille per la tua partecipazione, è un vero piacere per noi avere poter ricevere il tuo contributo. Stiamo assistendo a tempi difficili. Pensiamo che sia importante proprio ora aumentare le nostre voci e i nostri sforzi. Costruire nuove reti, ponendo “Arte e relazioni umane” al centro delle nostre comunità. Usando la metafora di Mad Mike Banks, questo tempo ci chiede di sostenere quel mare d’acqua invisibile e necessario che definisce la resistenza del’Underground.
    Cosa ne pensi? Qual è stata la tua esperienza durante il lock-down? nella tua diretta esperienza c’è stato qualcosa che si è mosso in questa direzione?

    Prego! Mi piace che tu abbia menzionato Mad Mike perché, al momento, sta lavorando con altri musicisti a Detroit per costruire una scuola per bambini. Questo è tanto reale quanto si sta realizzando!

    Ho vissuto la sofferenza della nostra cultura ma anche come i DJs hanno risposto con grande interesse. C’è stata sicuramente una vasta gamma di adattamenti rapidi, in un certo senso, con cose come lo streaming/feste a distanza. Ma penso che questa crisi ci abbia mostrato che è un buon momento per dare un’occhiata a come e cosa stavamo facendo tutti. Ad esempio, sentivo le persone lamentarsi del lato capitalista delle cose e pensavo che fossero un po ‘allarmiste. Ma recentemente ho davvero avuto il tempo di pensare all’intero panorama della musica e fare il punto su ciò che è veramente importante, il che è stato molto positivo e rinfrescante.

    Questioni come l’inclusività e la parità sociale e culturale sono ora sul tavolo e ci sono anche altre critiche aperte con l’aspetto “business” di questa cultura che sono tutte molto necessarie al momento.

    Questa pausa dovuta al Covid mi ha permesso di guardare a fondo la mia strada, posso dire che mi ha permesso di guardare con onestà alla mia direzione musicale e alle mie future scelte compositive in studio. Ed ora mi sto ritrovando in queste scelte con suoni nuovi e interessanti che sembrano più autentici, mentre in parallelo mi muovo verso un formato più eclettico come DJ e produttore. Ho un nuovo show radio che sta per iniziare e alcune nuove ed entusiasmanti uscite in arrivo che riflettono un’atmosfera più autentica per me personalmente, alcune nuove tecniche di studio sono in fase di esplorazione e sto anche lavorando a nuove collaborazioni che sono entusiasta di condividere con le persone.

    Nei precedenti numeri di #BtW abbiamo discusso molto dell’impatto devastante che la crisi dovuta al COVID ha prodotto sull’intero settore della cultura (almeno per un sistema molto debole come quello italiano).
    Qual’è stata la tua esperienza diretta come artista e label manager in un sistema più avanzato come quello inglese? Hai trovato un cuscino su cui atterrare, offerto (dalla politica) a supporto al settore?

    Il sostegno del governo britannico c’è stato, ma solo per i grandi con una somma di denaro molto elevata, che purtroppo è arrivata ai piccoli club. Questo governo conservatore non apprezza le arti quanto dovrebbero, nulla di nuovo, dobbiamo combattere come al solito per il nostro modo di vivere. Tuttavia, c’era un aiuto abbastanza decente per le piccole imprese e un aiuto per i lavoratori autonomi come me. Fortunatamente per me che lavoro part-time come insegnante. Alcuni dei miei amici non sono così fortunati e dovranno cambiare le loro vite per ripartire.

    È davvero triste perché ballare con la musica è una delle cose più terapeutiche che possiamo fare con il nostro corpo, e i poteri qui non riconoscono il valore di mantenere un posto dove farlo quando la pandemia sarà finita. I luoghi principali erano già sotto pressione qui a causa della natura spietata dello sviluppo e della pianificazione urbana che non tiene conto degli spazi culturali. Il futuro dei locali notturni sembra davvero desolante al momento e nel Regno Unito è necessario fare di più per aiutarli a salvarli.

    Il messaggio che abbiamo percepito attraverso le tue ultime uscite è sicuramente positivo, un inno per andare avanti. Ci riferiamo a As We Continue che hai lanciato con lo pseudonimo di Phillip D Kick, e quell’inno alla gioia per la cultura rave che è Joyspark.
    Qual è la tua sensazione con la tua ultima uscita di Phillip D Kick?

    Il “Phil Stuff” come lo chiamo io, è quasi come un altro, una persona diversa. Cerco di rispettare le radici footwork e jungle ma allo stesso tempo è più una cosa “solo per divertimento”, in cui posso essere libero e creare tracce che colmano uno spazio. A volte prendo troppo sul serio la musica, quindi penso che questo mi permetta di essere libero e di fare più cose da club. Questo nuovo disco è piuttosto rilassato in un certo senso, ma penso di essere sempre stato più interessato al lato più morbido della jungle e sicuramente al lato più jazz della footwork.

    Quali sono gli aspetti positivi del fare musica al giorno d’oggi?

    Voglio dire, il mondo sta impazzendo, giusto? Quindi potremmo fare solo della buona arte, quantomeno onesta.

    Nonostante positiva politica di Bandcamp di sostegno all’autoproduzione, cosa ne pensi del ruolo delle piattaforme durante questa crisi?

    Sento che la tecnologia è sempre stata una parte fondamentale del mondo dell’arte e che i social media e le piattaforme di musica online non sono diversi. C’è un aspetto positivo nel senso che l’accesso alla musica non è mai stato così vasto per tutti, ma simile a Netflix, quando hai una grande scelta, è come “dove andare”? Adesso gli algoritmi possono sostituire la scelta per te. Molte moderne piattaforme di social media utilizzano tecniche di modifica comportamentale sui propri utenti tramite manipolazione algoritmica (raccomando il recente lavoro di Jaron Lanier al riguardo).

    Questo, come sappiamo, ha creato un aumento del pensiero populista e della monocultura. Io stesso amo l’accesso alla musica che, ad esempio, la combinazione di discogs e bandcamp mi ha dato, ma non riesco a connettermi così bene con Spotify o Apple Music. Forse è perché il mio interesse è per la musica più di nicchia e per il collezionismo di dischi, ma trovo difficile navigare in una scelta infinita e non voglio dover alimentare un algoritmo per “sintonizzarlo” secondo i miei gusti, è come se cedessi il mio libero arbitrio ad una macchina.

    Un produttore della tua esperienza ha sicuramente vissuto tutte le fasi della digitalizzazione. Come sappiamo, questa ha avuto impatti diversi sul;’evoluzione dei vari settori.
    Pensi che COVID abbia esacerbato o attenuato queste dinamiche?
    Ci riferiamo, ad esempio, alla tendenza sempre più evidente delle persone di spostare la propria vita sociale e il proprio comportamento nel digitale
    Per coloro che producono musica elettronica come te, la tecnologia ha rappresentato la promessa in un certo senso di un futuro migliore. Pensi che questa promessa sia stata mantenuta?
    – Ci riferiamo al fatto che abbiamo osservato il lento declino dei movimenti iniziali per fare spazio al mercato e ai consumi. Oppure al fatto che oggi è sempre più difficile immaginare un’utopia o un futuro come poteva accadere negli anni ’80/’90 …
    Quale futuro ci aspetta?

    Bene, penso che l’idea “dell’utopia tecnologica” sia solo noiosa. Ancora una volta, devo attingere al punto di vista di Jaron Lanier secondo cui la cosiddetta “singolarità” immaginata da Ray Kurzweil è assurda quanto “The Rapture”. Ci siamo evoluti come creature che hanno un naturale apprezzamento innato della musica in uno spazio reale. Ora se l’idea di una club culture su vasta scala sia a rischio non lo possiamo dire, ma l’aumento delle feste illegali quest’anno indica certamente che manca già qualcosa per le persone. Le autorità farebbero bene a pensare a come mantenere in futuro spazi di danza sicuri e significativi, anche se ciò significa una sorta di “furlough” in termini di affitto per chi aveva cominciato da poco.

    Il futuro si basa su questo tipo di assistenza e senza di essa non abbiamo alcuna reale certezza di nulla. Penso che il sogno degli anni ’80 e ’90 sia accaduto negli anni ’80 e ’90. Penso che il sogno di oggi sia davvero quello di tornare a una pista da ballo più sicura non solo in termini di pandemia, ma in termini di atteggiamenti delle persone nei club e di atteggiamenti dell’industria stessa. Spetta a noi, all’interno della cultura scegliere l’aspetto e apportare tali modifiche, ma le infrastrutture fisiche stesse devono essere protette.

    Una curiosità, quando è iniziato l’amore per il tuo “suono cosmico”?

    Ho sempre avuto un interesse per la musica ambient e spaziale, anche quando ero bambino. Penso che crescere negli anni ’80 abbia giocato un ruolo importante in questo, in qualche modo. Ho sempre amato il modo in cui la musica pop degli anni ’80 aveva questi strani riverberi. Quando ero molto giovane amavo i suoni astratti che artisti pop come Peter Gabriel o Steely Dan usavano nel mix; anche da bambino ricordo di aver sentito cose come ELO e mi chiedevo come facessero a ottenere quegli effetti folli.

    Penso che sia per questo che adoro il dub reggae e il dub techno anche oggi, l’uso dello spazio e strani FX. Per un periodo di tempo ho suonato anche quel tipo di “Balearic chuggers” di un DJ che per me sembrava piuttosto cosmico. Volevo anche iniettare una sorta di “energia spirituale” nel mio lavoro hip-hop come “2tall” all’inizio degli anni 2000, che è arrivato con l’LP “beautiful mindz“. Penso mi abbia influenzato anche ascoltare i primi lavori psichedelici di flying lotus, così come l’intera scena a Los Angeles a metà degli anni 2000 mi abbia fatto venire l’idea di usare più tecniche di studio che sono “là fuori”, alla portata, e mi ha fatto venire l’idea di fare musica strumentale con bassi e profondità non solo orientata al “club”.

    usare più tecniche di studio che sono “là fuori”, alla portata

    Artisti come J Dilla, Dabrye e Ras G hanno avuto anche alcune di quelle cose cosmiche che si inserivano nel loro lavoro, usando questi modi davvero interessanti di stratificare e tagliare i suoni. È una sorta di continuum in molta musica, penso che sia sempre presente tra gli strati. Di recente ho ascoltato molta musica ambientale cosmica che si basa abbastanza sui campioni e che ha anche lo stesso feeling, persone come broshuda o UON per esempio, o anche le cose più eccitanti come seekersinternational (con cui ho realizzato un mini LP che uscirà presto)

    Cosa ne pensi della club culture? Qual è la situazione nella tua città e oltre?

    Voglio dire in questo momento sta dormendo, forse per il meglio? Penso che ci saranno alcuni cambiamenti positivi se le sedi potranno rimanere aperte abbastanza a lungo. A Bristol abbiamo alcuni problemi con la chiusura o la chiusura imminente, ma ci sono alcune piccole iniziative come il sistema audio High Rise che organizza feste a folle sedute. Davvero, è ancora tutto in attesa, quindi come ho detto è un buon momento per fare una pausa e pensare. Per quanto riguarda i DJ e la cultura musicale in generale, c’è del lavoro da fare in termini di portare maggiore attenzione nel fare le cose in modo più consapevolmente progressivo quando torneremo sulla pista da ballo.

    Quali sono le principali criticità? Cosa possiamo fare per migliorarlo?

    Eccone 3 su molte …

    1. Coinvolgere più persone black, donne, queer, trans, non binarie e altre persone emarginate se hai una piattaforma e condividere con loro ovunque possibile.
    2. Usa le tue piattaforme per parlare di cose che devono cambiare all’interno della cultura in cui sei coinvolto.
    3. Promuovi solo la musica che ami veramente e ti nutrirà per sempre. Potrebbe non sempre pagare le bollette, ma porterà più felicità, e quella felicità avrà un effetto più positivo sulla cultura che ti circonda, è un effetto a catena in quel modo.
    Grazie mille per la tua disponibilità e impegno! Speriamo di poterti riavere presto a Pisa con uno dei tuoi show!

    Non vedo l’ora di tornare!


    Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.)

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      Mooder PODCAST

      CC#004 Møøder

      CC#004 September 2019 with Møøder

      Quarto appuntamento con i podcasts made in Club Cultura. In questo episodio Møøder (bio qui) ci propone una selezione di sonorità profonde a cavallo tra House, Techno e atmosfere più Ambient.

      Quando si esibisce dal vivo ci piace definirlo come un Neapolitan groove, date le sue origini partnopee: un insieme di ritmo e vivacità sulle basse frequenze che non ti fa smettere di muoverti. La sua abilità in consolle e la sua capacità di sentire il pubblico acquisita con anni di free parties e serate organizzate con diverse crew nei locali della costa toscana e non solo, fanno di Møøder un principe della notte.

      Negli ultimi tempi sta sviluppando anche il lato della produzione con diverse uscite per Frabon Recordings and No-Attitude dove si può sentire la vena passionale, legata all’amore per la vita e la socialità.

      In questa chiave di lettura digitale Møøder cerca di esprimere anche un lato più melodico e oscuro. Per la serie chi lo conosce lo teme… in questo caso chi lo conosce non può smettere di apprezzarlo per la sua grande capacità di esprimersi a più livelli, per il suo estro – complice la sua Napoletaneità – e la sua grande energia.

      PODCAST

      CC#003 Sterling

      CC#003 September 2019 with Sterling

      Oggi vi presentiamo un bel mixato preparato per la serie Club Cultura da uno dei fondatori del Pisa Underground Movement, autore di spicco del duo Tribalanza: Sterling (bio qui).

      Sterling è un Dj e produttore molto attivo; un amante della notte e di tutte le sfaccettature della musica elettronica. Negli ultimi anni da solo e assieme ad Alessandro del Fabbro con il progetto Tribalanza ha segnato diverse uscite su etichette internazionali come Traum, Opilec e Perplex!

      Una ricerca in costante divenire la sua, sia a livello musicale che di estetica del suono. Ma non solo. Si contraddistingue anche per la tanta passione e voglia che ha di mettersi in gioco. Queste doti unite allo studio e alla costanza hanno fatto di lui un vero e proprio killer del dancefloor.

      Per l’occasione ci propone una selezione di sonorità di elettronica internazionale, nella quale emergono anche altri produttori dell’area pisana che di recente si stanno distinguendo a livello mondiale. Forse Pisa non è New York per la vita notturna e le connessioni sul jet set della musica elettronica, ma di certo negli ultimi anni sta sfornando – uno dopo l’altro – diversi progetti che hanno dimostrato qualità e che stanno influenzando la scena mondiale. Pronti alle danze, buon ascolto!

      SorryCat PODCAST

      CC#002 SØRRYCAT

      CC#002 September 2019 with SØRRYCAT

      Ci risiamo, un altro bel elemento che si affaccia all’orizzonte. Lui doveva nascere in qualche tribù dell’Africa del sud probabilmente, quantomeno avremmo potuto comprendere meglio questa sua passione e capacità di sfornare ritmo.

      Un altro pisano che si sta guadagnano molto interesse sul fronte della produzione musicale. Parliamo del nostro Afro-melodico SØRRYCAT (bio qui), che è al secondo appuntamento con la nostra serie di PODCAST targati Club Cultura.

      Come il suo compagno Sterling anche SØRRYCAT in questa puntata porta alla luce, non solo il suono che per lui contribuisce a ridefinire un’idea di cultura Club, ma anche quei produttori dell’area Pisana come gli Undercatt che negli ultimi anni si stanno distinguendo nel panorama mondiale. Da questo punto di vista Pisa non appare più come la città della Torre Pendente ma come una piccola Detroit.

      Forse questa è una selezione più dritta o comunque più orientata alle sonorità Techno e Dark-Melodic rispetto al primo mixato che aveva una matrice più house o comunque groovie. Beh da lui ci possiamo aspettare di tutto, come fu del resto anche il suo matrimonio, una festa in pieno stile Club Cultura, con live e Dj set fino a tarda notte!

      fricatism 5ve records

      FRICAT

      Quasi come un rituale, mi hanno accompagnato nella quotidianità, ispirato e cambiato la vita, ecco i miei 5 dischi!

      Quinto appuntamento con #5ve_R! Oggi abbiamo il piacere di ospitare un’eccellenza tutta Toscana. Specializzato in ritmi unici che ti smuovono il divertimento da dentro.

      Avete capito bene, parliamo dello sperimentatore Fricat e della sua scuola di pensiero il “Fricatism” e abbiamo l’onore di ricevere da lui, Giordano “Joe Antani” Dini, membro assieme a Shapka e Dyami degli Apes on Tapes, 5 perle direttamente dalla sua valigetta personale.

      (Michelle Davis, The Florentine 2016)

      Il suo stile esalta la contaminazione musicale gioiosa e sfrenata. Un connubio di trap-hop in cui si scontrano melodie magistralmente patchwork e opposti che danzano teneramente mano nella mano.

      Noi abbiamo avuto il piacere di ospitare recentemente un suo live sulla nostra piattaforma streaming CCTv, un esibizione tenuta in onore del maestro e compagno di innumerevoli serate Andrea Mi, per ricordarlo insieme.

      Ha suonato in Italia e all’estero toccando palchi come Elettrowave, Eurosonic Festival di Groningen e Elita. Oggi ci presenta i 5 dischi che rimangono per lui una parte fondamentale della sua vita e del suo percorso musicale.

      #5VE_R!
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      Dalo New Sounds

      Il suono del distacco e dell’immersione. Scopri come.

      È uscito il 17 Luglio 2020 l’ultimo EP “Simulacro” del produttore Ligure Dalo per la torinese Sideshape Recordings

      Come per Dalo, la tranquillità vissuta come distacco dalla vita caotica delle nostre città unita al desiderio di immergersi nella contemplazione della natura è qualcosa che ognuno di noi prova e ha provato nella propria vita. Diciamo che rappresenta un sentimento antico, almeno quanto il poeta Orazio uno dei primi pensatori che ci ha lasciato una tale testimonianza.

      Ora vi direte, ma che c’entra lo stare bene con se stessi, magari in campagna con una rubrica come New Sounds che parla di musica elettronica? Uno si aspetta che i musicisti conducano una vita al limite, fatta di eccessi e di movimento.

      Ebbene non è sempre così, anzi è molto interessante conoscere e scoprire il movimento opposto, ovvero come dalla quiete e dalla riflessione nasce il bisogno di comporre musica e di intrecciare suoni, di comunicare e raccontare una storia.

      È con questa prospettiva “rovesciata” che vi presentiamo Simone D’Alonzo aka Dalo, un artista davvero interessante che uscirà domani – Venerdì 17 Luglio 2020 – con il suo primo EP “Simulacro” per la Torinese Sideshape Recordings. Vi consigliamo pertanto di tenere d’occhio nelle prossime 24 ore il Bandcamp dell’etichetta discografica per ascoltare il suo nuovo lavoro.

      DALO

      L’arte della quiete è sempre stato un motto che mi ha ispirato a creare musica. Semplicità nel fermare e osservare un mondo in costante cambiamento, poiché cambia il mio desiderio di creare sempre suoni diversi nella pace della mia camera da letto. Dopo più di un anno di lavoro arriva “Simulacro”, due pezzi che descrivono meglio la dicotomia tra il flusso continuo di cose e la contemplazione di esse.

      Simone è nato a Bordighera, in Liguria, un luogo con feste in spiaggia e malinconia, che sono le caratteristiche di quasi tutte le sue produzioni musicali.

      Beatmaker, ha debuttato con il suo primo lavoro elettronico da solista nel 2013 con l’EP Motion per Audiokult collaborando con la cantautrice inglese Cammie Robinson. Sempre con l’etichetta austriaca pubblicherà due ep, poi si sposterà con con la teutonica “Emerald & Doreen rec.” Con loro ha pubblicato un EP e 3 Lp. Infine Dalo ha partecipato a diverse uscite come remixer e altrettante compilation, alcune selezionate dal DJ Jerry Bouthier di Kitsune.

      In ciascun numero di “New Sounds” vi presenteremo cosa bolle in pentola, le novità sommerse nella rete, i suoni da tenere d’occhio, gli artisti emergenti nel panorama nazionale, le labels e i retroscena della produzione elettronica.

      Benvenuto su New Sounds Dalo! Domani 17 Luglio uscirà “Simulacro” per Sideshape Recordings: un EP contenente due tuoi nuovi brani “Simulacro ed Entropia” e un remix di Simulacro by Plato. In questo lavoro ci muoviamo su un’elettronica libera da schemi fissi, dove la componente ritmica diventa rituale. Tuttavia per capirne l’origine facciamo un paio di passi indietro, parlaci di te?

      Dalo è un ragazzo di 33 anni che vive a Bordighera in Liguria, diviso tra due passioni, videogames e orto. Una dicotomia che in qualche modo si rispecchia nel mio modo di fare musica, tra elettronica e ricerca di situazioni più immersive emotivamente, come i panorami sul mare che regala la mia città.

      Quando inizia il tuo percorso musicale? Con quali sonorità ti senti più in empatia?

      E’ stato proprio un gioco per la prima playstation ne 1999, “music 2000” che mi ha introdotto alla creazioni musicali, ma è stato poi nel 2012 che ho iniziato a condividere le mie prime produzioni su soundcloud, dove poi ho conosciuto Audiokult ed Emerald&Doreen, le due label, la prima austriaca e la seconda tedesca, che hanno pubblicato i miei lavori fino a quest’anno, dove finalmente si rimane in patria.

      I suoni che più mi regalano emozioni sono quei brani celtici, orientali o comunque etnici, che mi ispirano per la produzione dei brani. Nonostante la mia libreria musicala sia veramente variegata, e non solo di elettronica affine al mio genere, i suoni più meditativi, legati a vecchi strumenti e tradizioni, sono quelli che mi emozionano sicuramente di più.

      Domani esce “Simulacro”. Un’altra chicca per la casa discografica Torinese a due settimane circa da “Emotional Control” dei Wicked Expectations. Questa volta strizziamo l’occhio all’IDM più concettuale con una manipolazione di elementi vocali e parti ritmiche che ci porta in una dimensione eterea caratterizzata da un costante movimento. Tocchiamo il cielo e ci spingiamo nella giungla più profonda allo stesso tempo.
      Una curiosità, perché Simulacro? Da dove nasce l’idea?

      Mi ritengo molto fortunato a vivere in una città immersa nel verde, e potermi dedicare ad una passione “dimenticata” come l’orto, su di un bellissimo mare come panorama.

      Questo vivere al di fuori dai ritmi frenetici delle città mi permette di avere sempre una sensazione da raccontare in musica. Simulacro nasce dalla consapevolezza di un tempo che si ferma, se ci si mette a godere di certi momenti, come osservare appunto il mare, ma allo stesso tempo il continuo flusso di esso, in continuo movimento, come siamo noi.

      Quindi ho voluto riprodurre in musica questo concetto, suoni eterei che rimandassero alla contemplazione sopra dei tappeti ritmici che dessero loro un movimento costante.

      Cosa ti ha influenzato maggiormente in questo primo lavoro per Sideshape? Rispetto ai tuoi precedenti brani senti di aver liberato qualche parte di te e intrapreso un nuovo percorso?

      Sicuramente sì, ho sempre avuto un approccio “emotivo” con le mie produzioni, ma è sempre stato molto marchiato un mio lato “disco” nelle precedenti uscite, un mio lato più “danzereccio” che con gli amici di Sideshape per questo lavoro ho smussato, cercando di raccontare una storia, al contrario di fare battere i piedi a tempo. In un anno di tempo, da quando ho avuto la fortuna di conoscere Gaetano e la famiglia Sideshape, ci siamo sempre  confrontati su cosa volessi “raccontare” con questo disco, loro sono stati sempre super attenti affinché uscisse l’emotività in questo progetto, e questo modus operandi mi ha davvero dato una marcia in più per creare qualcosa di più intimista, poi il remix di Plato è stata la ciliegina sulla torta.

      Suoni live? Che strumenti hai usato per comporre questo EP?

      Ho fatto dei Dj set, ma ora non suono più. Preferisco la produzione all’esecuzione live, un giorno potrei cambiare idea, ma per ora sono fuori totalmente dal mondo club. Per la produzione, mouse e tastiera sono stati i veri protagonisti, gli unici veri strumenti che uso sono una tastiera midi ed un campionatore.

      Seguirà qualche altro lavoro? Cosa hai in cantiere?

      Mi piacerebbe continuare questo percorso con Sideshape e qualcosina in lavorazione c’è già, ma ho anche in mente di implementare un progetto di musica con qualcosa di visivo, come un cortometraggio, sarebbe il mio secondo e mi diverte un sacco realizzarli.

      Come vivi il rapporto con l’elettronica più orientata ai club? Quali sono 5 dischi a cui non potresti rinunciare in un Dj-set?

      Adoro l’elettronica che fa divertire nei club, ma quella sofisticata, che anche se non stai a sudare in pista la sia apprezza per le sue sonorità.

      I 5 must sono:

      • Gold Panda – You
      • Kenton Slash Demon – Sun
      • Gidge – you
      • Pional – Into a trap
      • Indian Wells – Alcantara
      Simulacro EP, Artwork: Maniaco D’amore [Pietro Tenuta]; Copyright Sideshape Recordings; Release date 17 July 2020

      Grazie ancora Simone per il tuo prezioso contributo e speriamo di poterti sentire presto magari con un mixtape per il nostro futuro format Transmedia!


      Links:

      Dalo on Sideshape.com

      Soundcloud

      Biography

      Simone D’Alonzo aka Dalo was born in Bordighera, in Liguria, a place with beach parties and melancholy, which are the characteristic almost of all his musical productions.

      He began as a beatmaker, but made his debut with his first solo electronic work in 2013 with the EP Motion, for Audiokult, working with the English singer-songwriter Cammie Robinson, with the Austrian label he will publish two ep, then he will move to the German Emerald&Doreen rec. With the latter, he will publish an EP and 3 Lp, been part in several releases as remixers, and as many compilations, some selected by the DJ Jerry Bouthier of Kitsunè.


      Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.

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        rico-herrera Break the Wall

        Herrera

        Talento e tanta dedizione, il resto lo fa l’esperienza

        Pisa, siamo negli anni ’90 quando Federico Lazzerini in arte Herrera quello che ricordo con molto piacere essere stato “il mio compagno di banco alle scuole medie” arriva in classe con una rivista per writers. Colori, firme, sigle e disegni mai visti prima. Si apre un mondo quello della Street Culture, dei rapper, degli MC e dei Dj che con il Turntablism ridefinivano nuovi confini e spazi sonori. Herrera a poco a poco è entrato in quello stargate costruendosi negli anni una carriera musicale come Dj, Rapper e Producer tanto solida quanto riconosciuta con rispetto e ammirazione dai diversi addetti ai lavori e appassionati. Ha girato molto in Italia, in lungo e largo con i suoi diversi progetti ma non ha mai lasciato le sue origini e la sua città natale, Pisa.

        Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Herrera sullo stato della cultura che ci unisce, un’artista coerente e versatile come mostra il suo ampio CV. Si parte con “I Maniaci Dei Dischi” per poi collaborare con Sangue Mostro e Musteeno; diverse le produzioni tra Hip Pop e sonorità più House come “Buongiorno EP” fino alla creazione di Medicine Records.
        Ciao Fede, è un enorme piacere averti qui con noi e poter scambiare un pò di riflessioni con te che toccano temi importanti come la scena e la club culture da condividere con chi segue Under-blog e #Btw. Se ti dovessi descrivere con la musica, cosa senti più vicino a te, quale elettronica diciamo ti rappresenta meglio?

        Artisticamente sono molto versatile, amo i vecchi samplers, il vinile, le Wallabee Clarks. Non credo di rientrare nel termine elettronico puro, ascolto musica che è composta anche con strumenti elettronici principalmente Hip Hop, House, Funk, Jazz e tutte le sfumature che stanno in mezzo.

        Quando è iniziato questo amore?

        Ho iniziato a comprare dischi in vinile intorno al 93, inizialmente ho studiato il turntablism, partecipai anche all’ITF mi sembra nel 2000 al Link di Bologna, arrivai sesto credo, eliminato da DJ Yaner, che poi arrivò in finale contro Jay Kay, dovrei avere sempre il VHS e forse gira pure un video su YouTube di quella gara, gli studi sulla produzione sono iniziati nei primi 2000 quando presi il mio primo MPC da Dre Love, prima usavo pedaliere da chitarra e multi traccia a cassetta, facevo tutto esclusivamente con i giradischi, ma non è rimasto molto in giro, qualche CD o tape.

        Cosa ne pensi della Club Culture nella tua città e oltre?

        Ci sono molte situazioni interessanti, ho collaborato praticamente con tutti nella mia città. Ora grazie ad internet hai accesso a tante informazioni ma l’esperienza rimane il fattore principale che ti consente di capirle certe informazioni. Le situazioni che seguo sono molto di nicchia quindi non saprei dirti come vanno le cose più “mainstream” vedo che i festival da anni stanno spopolando e i locali fanno un pò fatica. Comunque ci sono tantissime realtà che spingono artisti che fanno musica da club di qualità, rimanendo in zona a Firenze per esempio negli ultimi anni hanno sfilato un sacco di nomi noti in ambito House come anche al Deposito di Pisa e pure i ragazzi del Sanantonio42 (Drago e Pizzo) tra presentazioni e serate fanno un sacco di cose, questi sono quelli più vicini a me ma ci sono tante altre realtà. Nelle altre città d’Italia idem, tante belle cose.

        Quali sono le principali criticità? Cosa possiamo fare per migliorare l’attuale Club Culture? E quali sono i pro (e i contro)?

        Non saprei, le situazioni più commerciali funzionano, per quanto riguarda le nicchie forse abbiamo pochi blog, siti e riviste di settore, e bisognerebbe creare degli spazi di aggregazione dove si parla e ci si scambia musica, potrebbe essere utile. All’estero molti generi musicali che appartengono al nostro campo hanno anche le loro danze di riferimento e da sempre la danza è un modo per stare assieme, ci sono circoli dove si balla e si studiano i passi anche il pomeriggio. Le scene esistono per strada, nei quartieri, non solo nei Club. Per unire servono dei fattori di identificazione, il riconoscersi in qualcosa aiuta tanto, credo sia molto importante l’aspetto sociale, andrebbe curato.

        Quali sono gli aspetti positivi del fare musica al giorno d’oggi?

        Sono moltissimi, la tecnologia chiaramente ha dato tanto sia in termini di produzione che di divulgazione, puoi fare un brano registrarlo e farlo sentire al mondo in poche ore. Io rimango legato all’epoca in cui ho iniziato, sia per le macchine che uso ma anche per l’aspetto umano, il top rimane sempre trovarsi accendere le macchine e divertirsi, se sei da solo poi chiami i tuoi amici e fai sentire i beats per telefono, ora mandiamo i vocali si fa prima.

        Quali sono le sensazioni che hai verso il tuo ultimo EP / album?

        L’ultimo lavoro in vinile è stato “ Uno EP” per Roots Underground Records, è andato molto bene sia a livello di vendite che di feedback, sono molto affezionato a quel disco sia perché è il mio primo lavoro ufficiale in chiave più “houseggiante” sia per l’amicizia che si è creata con Marco Celeri boss della label. Per quanto riguarda il digitale a Gennaio ho fatto uscire sul mio bandcamp “Educated Man” un pezzo broken che sta andando veramente bene è stato suonato da molti dJs che stimo in varie parti del mondo.


        Links:

        Medicine Records

        Discogs


        Mr.Redley plays my last single for MixMag mix


        Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.)

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          Wicked Expectation New Sounds

          Emotional Control by Wicked Expectation

          Emozioni racchiuse nel suono elettronico di una band Torinese capace di ridisegnare il dance-floor

          Quale città meglio di Torino per cominciare il nuovo viaggio di ricerca musicale con New Sounds? Una città da sempre ricca di idee, vivacità culturale e proposte musicali di caratura internazionale. Ci piace pensare che questa nuova rubrica di Under-blog possa essere inaugurata non a caso in una delle culle della musica elettronica della nostra penisola. E non a caso i suoni che vi presentiamo oggi si intrecciano con una realtà che sta crescendo molto sia per qualità delle proposte che per numerosità delle uscite.

          Parliamo del nuovo Ep dei Wicked ExpectationEmotional Control” uscito lo scorso 26 Giugno 2020 per la Torinese Sideshape Recordings.

          Un EP che combina i generi IDM e Brokenbeat, ispirato dalla cultura del clubbing, l’essenza del controllo emotivo si riflette nella costante ricerca di un equilibrio tra distanza e isolamento. Non a caso il lavoro è stato registrato durante il lockdown dovuto al COVID-19 ed esprime la necessità dell’evasione attraverso un sentimento di malinconia.

          Grain of Sand sembra molto contemporanea pur mantenendo una certa influenza proveniente dagli anni ’90. Le percussioni di batteria e basso ricordano il genere IDM, mentre le voci glitch raggiungono il loro culmine creando melodie e atmosfera synthpop.

          Emotional Control suona in modo più sperimentale, con un groove spezzato fatto dalla combinazione di batteria, basso e campioni vocali. La malinconia dell’isolamento da Covid-19 ha giocato il suo ruolo nel nuovo stile di Wicked Expectation, culminato con la creazione di questa traccia.

          press release Sideshape.com

          In ciascun numero di “New Sounds” vi presenteremo cosa bolle in pentola, le novità sommerse nella rete, i suoni da tenere d’occhio, gli artisti emergenti nel panorama nazionale, le labels e i retroscena della produzione elettronica.

          Rinrgaziamo così i Wicked Expectations per il tempo e le risposte che ci hanno fornito e ci lanciamo ad esplorare il loro suono.

          New Sounds
          Copyright Wicked Expectation
          Benvenuti su New Sounds ragazzi! Il 26 Giugno è uscito “Emotional Control” per la Torinese Sideshape Recordings. Un nuovo e potente EP contenente due brani a cavallo tra sonorità IDM e matrici più dance con l’innesto della voce che squarcia le atmosfere più scure per potare l’ascoltatore verso una profondità emotiva luminosa. Prima pubblicazione con l’etichetta discografica Torinese, come vi siete trovati? Vi hanno supportato da subito nel progetto?

          L’incontro con i ragazzi della Sideshape è stato incredibilmente fortuito e casuale, ma nulla succede per caso e questa collaborazione è nata subito sotto una buona stella! Ci siamo sentiti subito come a casa nostra e speriamo davvero che questa sia solo la prima di una serie di pubblicazioni insieme!

          Un pò di spazio ai retroscena che vogliamo approfondire qui su New Sounds…Quali sono le figure della label con cui avete maggiormente collaborato?

          In generale, dato il loro ruolo, abbiamo collaborato inizialmente con Alessandro Di Paola (per il mix dei brani) e Gaetano Lo Bianco (per le scelte di pubblicazione). Successivamente anche con Pasquale Lauro (PLATO) e Maniaco D’amore [Pietro Tenuta] (per l’artwork). E’ stato un vero piacere conoscere tutti e sicuramente avremo modo di approfondire la loro conoscenza nei prossimi mesi!

          Quando avete iniziato a lavorare a questo progetto? Tutto strumentale o ibrido con l’ausilio di DAWs e VST?

          Direi abbastanza ibrido. In una prima fase abbiamo registrato alcune parti in studio, dopodiché tutto il lavoro è stato fatto su DAW, con l’editing dei vari samples e creazione dell’arrangiamento vero e proprio.

          Dove avete registrato il materiale e in particolare la voce?

          La maggior parte delle registrazioni è stata fatta nel nostro piccolo studio a Milano, alcune parti le abbiamo però inevitabilmente registrate a casa durante il lockdown.

          Nel cantato come nelle parti ritmiche ci risento diverse influenze, ad esempio la brillantezza della voce mi ricorda un po’ alcuni pezzi dei Gus Gus (Arabian Horse), vi ispirate a qualcuno?

          Più che ispirarci ad uno o a più artisti in particolare, direi che ad influenzarci maggiormente è la musica che ascoltiamo. Per la verità i nostri ascolti variano molto anche tra noi componenti della band. Forse è proprio questa strana alchimia che crea il nostro stile.

          Come avete avviato il progetto e quali sono le vostre inclinazioni?

          Il progetto è nato nel 2012 con Gianluca ed Andrea e ha attraversato diverse fasi. In origine eravamo molto più Rock/Alternative e meno ‘elettronici’. Poi con il passare degli album e degli EP, la voglia di sperimentare con la musica elettronica ha preso sempre più il sopravvento.

          Da band, come vivete il rapporto con la techno, elettronica e dance? Quando è nata questa infatuazione? Da buoni Torinesi ci aspettiamo che i Subsonica abbiano fatto da apripista ad intere generazioni successive, è stato così? Oppure ci sono percorsi più intimi e segreti?

          I Wicked sono nati come band alternative nel 2012. Inizialmente le influenze erano band che univano l’elettronica ad altri generi, una su tutti i Radiohead. Piano piano ci siamo avvicinati sempre di più ad un’elettronica “club” ma mantenendo sempre la nostra formazione originale. La strumentazione si è evoluta con noi e, forse la caratteristica peculiare, ci accompagna ancora oggi un live set-up da alternative band insieme a tutta la strumentazione elettronica necessaria; forse questa cosa è quella che più ci accomuna ai Subsonica, che è una band da noi sempre apprezzata ma che non è mai stata la vera fonte di ispirazione.

          Il vostro è un progetto solo musicale oppure avete in mente di unire ad esempio nei vostri live l’ausilio di video e altri media per arricchire l’esperienza?

          L’unione audio-video, secondo noi, è fondamentale per completare il viaggio e renderlo un’esperienza sensoriale a tutto tondo. Negli scorsi anni abbiamo utilizzato delle proiezioni durante i live. Ci piacerebbe implementarle con il video mapping, magari in collaborazione con qualche artista di quel mondo…

          New Sounds
          Emotional Control EP, Artwork: Maniaco D’amore [Pietro Tenuta]; Copyright Sideshape Recordings
          Toccando il tema dei live, di sicuro la situazione che stiamo vivendo è scoraggiante, in New Sounds siamo curiosi di capire voi da musicisti come avete vissuto il lockdown e come vivete la situazione attuale? Quali sono le vostre prospettive future? Su under-blog abbiamo ampiamente discusso della problematica in BtW

          La situazione live è sicuramente drammatica, per la quantità di persone che lavora in questo mondo e che, per ora, è impossibilitata a lavorare. Alcune programmazioni sono riprese, anche se con mille restrizioni e misure di sicurezza, ma tutti noi guardiamo al futuro con l’ottimismo di poter tornare a fare i concerti in modo tale che risultino un piacere per chi ascolta. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo scritto musica nuova durante questo periodo, quella che state ascoltando è parte di essa, altra arriverà…

          Speriamo di potervi ospitare presto in Toscana, magari di vederci a Pisa! Vi ringraziamo ancora per questa chiacchierata su New Sounds!

          Per ora abbiamo fatto un solo live in Toscana, a Serravalle Pistoiese durante il festival Serravalle Rock. Quella sera abbiamo suonato insieme agli islandesi Vok ed è stata una serata memorabile. Speriamo di tornare assolutamente presto dalle vostre parti!


          Links:

          Wicked Expectation on Sideshape.com

          Soundcloud

          Band page on facebook

          Biography

          Wicked Expectation are an electronic/IDM band from Turin, Italy. Experimentalambient and glitch sounds are mixed with pitched vocals and synths, designing an immersive and mind-altering imaginary. The band was formed in 2012 and published its debut album Visions in 2015 that was played live across Italy and Switzerland. Visions concept is about the relationship between humans, nature, and technology: a restless and schizophrenic coexistence that might generate great innovations and catastrophes at the same time. The sound research and new instrumental set-up pushed the band to create new songs included in the new album Folding Parasite that does not have a concept behind. Folding Parasite songs have massive use of synthesizers and samples, with fewer guitars and acoustic drums compared to the previous album. Groove is often a combination of Bass, Synth Bass, and Drum Machines. The album tour let the band play across Italy (including summertime festivals), Switzerland, France, and Belgium. Folding Parasite was released in March 2017.

          In April 2019 the band released Echoes which represents a step further into the Wicked Expectation production process. The sound is even more electronic and abstract with downtempo rhythms, allowing the band to play also DJ sets. In June 2020 the band released Emotional Control, two-tracks EP for the Turin-based label Sideshape Recordings.


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            Call for dancers

            PUM Factory è orgogliosa di lanciare un nuovo progetto transmediale, nella ricerca tra musica elettronica, danza e video arte: “Tempo to Tempo” Ep.1

            Il progetto è ideato in collaborazione con la Parallelo Dance storica compagnia di danza. 

            L’idea vuole esplorare il confine tra la danza tribale e quella occidentale per riscoprire la matrice del tempo. Verranno analizzate strutture antropologiche di varie culture al fine di ottenere una congiunzione tra passato, presente e futuro. Si prevede lo sviluppo di cinque Episodi sul tema.

            L’audizione e indirizzata a danzatori, danzatrici e performers per la realizzazione in video dell’Episodio1.

            Il progetto “Tempo to Tempo” verrà proposto in festival nazionali e internazionali.

            L’audizione verrà effettuata il giorno mercoledì 15 Luglio 2020 a partire dalle ore 18:30 a seconda dell’ordine delle adesioni pervenute. L’Audizione si terrà presso la sede della Parallelo Dance in Via Coccapani 54 Pisa c/o Mistral.

            Il progetto è indirizzato a chi ama la danza, a tutti gli artisti motivati dalla voglia di sperimentare nuovi percorsi e dal desiderio di contribuire alla realizzazione di contenuti innovativi nel campo della danza e dei linguaggi multimediali arricchendo o consolidando le proprie esperienze performative.

            Si collaborerà con artisti che offriranno un’esperienza e un expertise internazionale nel campo della danza e dei linguaggi multimediali.

            È richiesta un’età minima di 18 anni compiuti. 

            danza
            Inviare una candidatura con:

            Una breve descrizione dei propri studi/formazione professionale (max 200 parole). Chi fosse in possesso di un mini clip, è gradita la visione.

            Info e candidature:

            parallelodance@gmail.com                                       info@pumfactory.it

            Testo integrale della call qui

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