Linea Records

rinnovarsi Break the Wall

È tempo di elettronica, techno e di rinnovarsi

Per rinnovarsi nel campo della musica, sopratutto quella elettronica, alle volte serve prendersi una lunga pausa. Noi lo abbiamo fatto, anzi forse siamo ancora in pausa. Tuttavia, alle volte capitano dei corti circuiti.

Arrivano degli eventi improvvisi che ti spingno nuovamente all’azione. Altre volte, accade che semplicemente prende il sopravvento la smania di ritornare sul pezzo, di mettersi in gioco, di tornare a ballare.

Oggi vogliamo trasmettervi attraverso questo nuovo episodio di Break the Wall quella irrefrenabile smania di tornare a ballare.

Quella voglia di riempire quello spazio che oggi è un vuoto cosmisco nelle nostre giornate, settimane, mesi; tornare a vivere una vita piena, fatta di incontri, di persone, di gioie, di errori, di notte, di notti, di musica, amicizia, passione e amore.

Come nelle puntate precedenti, siamo felici di farlo attraverso la visione – lucida e lungimirante – di un gruppo di giovani artisti e produttori che da qualche anno danno voce al progetto discografico “Linea Records. Quando si dice che non ci sono novità in giro, chapeau!

Linea è un etichetta discografica fluida guidata da Eliot K, Alessandro Cheli, Daniele Zerbi e Lo.Sai.

Nasce nel 2020 a cavallo fra Berlino, Pisa e Milano, con l’intenzione di promuovere nuovi artisti e sonorità nel mondo dell’elettronica underground.

Ciò che accomuna i producers di Linea Records è una propensione per un sound lisergico e tribale. In egual misura organico e glaciale, concepito per far tremare qualsiasi club.

LINEA RECORDS è quel territorio di confine dove mondi apparentemente distanti possono coesistere all’insegna del rito della danza.

Alessandro, Michele, Lorenzo, Daniele sono ragazzi molto dinamici. Sicuramente da tenere d’occhio negli anni a venire. In pochissimo tempo hanno saputo – nonostante la situazione generale – dar vita ad un progetto discografico molto interessante, e di sicuro, essendo solo all’inzio, non possono che fare sempre di più e di meglio!

Ciao ragazzi è un piacere ospitare per Break the Wall una realtà giovane e interessante nel campo della musica elettronica come la vostra. Ascoltando le vostre produzioni ci siamo ritrovati in un paesaggio sonoro molto vicino al nostro vissuto. A tratti popolato da diverse dimensioni, in alcuni casi anche molto distorte e allucinate, fredde e distanti, ci piace!

Quindi mentre mi spostavo in questo viaggio sonoro cresceva in me la curiosità e mi domandavo, chi sono Michele, Alessandro, Daniele e Lorenzo?
Michele: Sono co-fondatore di linea records e Master e mixing engineer basato a Berlino.

Strumentista prima che produttore, ho militato nelle band: Banda Randa, Don Macello e Bar Capolinea. Nel 2017 mi trasferisco a Berlino dove inizio i miei studi di sound engineering ottenendo una laurea nel 2019. Alla fine dei miei studi incomincia la mia collaborazione come mastering engineer per diverse etichette discografiche: Emotional voyage records, Sev records, Follow the groove, Italians weapons e tante altre ancora.

Tante sono anche le collaborazioni con diversi artisti indipendenti con base negli U.S.A. , Germania, Inghilterra e Italia, da Mosi, Orlando Voorn, Javonnte, Marc Brauner, Rico Casazza, Urbnmowgli, Moodrich, Nocui e tanti altri ancora.

Alessandro: Ho co-fondato Linea Records nel 2020 con Michele, dopo molti anni di produzione musicale autonoma ed indipendente. Di background sono un informatico con base a Pisa, e negli ultimi anni ho lavorato a progetti di ricerca su linguaggi di programmazione e compilatori.

Ho sempre prodotto musica elettronica nel tempo libero, da quando andavo alle scuole medie, e nel frattempo ho sempre distrutto, smontato e rimontato macchinette di ogni tipo, sistemi operativi e computer.

Il mio approccio con la tecnologia mi ha portato a spingermi verso tecniche sperimentali nella produzione sonora. Spesso mi affido alla programmazione per la generazione algoritmica di melodie e suoni. Con Linea Records ho rilasciato due singoli, che rappresentano un po’ le due facce della medaglia di quello che produco.

La prima, “Compression Field” è una traccia lowtempo sperimentale basata su campioni che ho registrato in giro, mescolato e riarrangiato senza limitarmi a dei canoni comuni su come strutturare una traccia. La seconda uscita, “Async”, è una traccia dub techno con molte linee classiche, pochi elementi minimali nei quali ho speso molto tempo per rifinirli nei dettagli. Con Linea Records continuerò questo percorso duale senza cambiare il mio pseudonimo: sto preparando alcune uscite techno classiche, da dancefloor. Nel frattempo ho pronto un album sperimentale, sulle linee del pop decostruito con melodie generate, spazi riverberati e sintetizzatori sperimentali.

Daniele: Sono un architetto milanese e cofondatore dello studio Fuzz Atelier. Faccio parte in qualità di artista e curatore della piattaforma di NFT Artano che si sviluppa sulla blockchain proof of stake di Cardano.

La mia ricerca artistica parte dalla tradizionale rappresentazione architettonica, proiettandola verso dimensioni astratte e psichedeliche. Attraverso la contaminazione di diverse tecniche di rappresentazione tra cui fotomontaggi, animazioni, video art e musica. Gestisco l’immagine visiva di Linea Records, e ho realizzato anche alcuni video per le nostre tracce, fra cui ‘8 mm retiff’ di Elliot K.

Lorenzo: Lo.Sai, all’anagrafe Lorenzo Saini. Sono un compositore, contrabbassista e sound designer di stanza a Milano.

Parallelamente agli studi di conservatorio ho suonato in numerosi progetti nati dalla scena underground della mia città natale: Livorno. Nel Settembre 2020 mi sono trasferito a Berlino. Durante questo periodo ho composto dei remix per le band Battles e Suuns. Ho pubblicato colonne sonore e sono entrato a far parte di Linea Records rilasciando il singolo Chemistry. Lo scorso Luglio ho partecipato alla residenza artistica Tagli sull’isola di Stromboli. Grazie a questa esperienza mi sono avvicinato al mondo dell’installation art, collaborando con Massimo Banzi di Arduino.

La diversità del vostro catalogo segue il filo conduttore delle percussioni. I suoni tribali, la ritualità della danza, ma qual’è la musica o quali sono gli artisti che più vi rappresentano?

Michele: Le influenza sono tante e diversissime. Partiamo dal rinnovarsi dagli inizi dove sicuramente Robert Hood ricopre un ruolo fondamentale.  Insieme a lui tanti altri artisti ricompriranno un ruolo importante nella mia crescita personale. Mark E, Floating Points, Function, Dj Skudge, Jeff Mills, Brian Eno, Chaos in the CBD, e tanti altri. Insieme a loro anche molte etichette discografiche: Rhythm section, Soundway records, Pampa records, Tresor e tante ancora. 

Alessandro: In particolare i soundscape di sintetizzatori modulari dell’elettronica sperimentale italiana: Caterina Barbieri, Alessandro Cortini, Lorenzo Senni. I produttori che più amo sono Aphex Twin, Andy Stott e Floating Points. Fra le mie influenze nel genere ci sono anche le prime produzioni di Oneohtrix Point Never, mu-ziq, Yves Tumor e un sacco di altri artisti sotto le label Warp e Ninja Tune.

Per quanto riguarda il mio lato techno, le mie influenze sono tantissime. Sono un grande fan soprattutto della techno olandese del filone di David Vunk e Im Kellar. Ma anche di dark techno più ‘hard’ a BPM elevati. Hanno un ruolo fondamentale nelle mie influenze anche artisti storici della detroit techno. Plastikman, Gerald Donald con i Drexciya e i Dopplereffetk e i ragazzi della Underground Resistance.

Come con l’ambient, adoro artisti che abusano dei sintetizzatori sperimentando nella techno.

Keepsakes, Planetary Assault Systems e Rene Wise, per non parlare del leggendario Villalobos.

Fuori dai generi delle mie produzioni, ma nelle quale se ne può sentire un’influenza fortissima ci sono anche gli artisti della label “Skull Disco”, origini della dubstep inglese, piena di percussioni tribali, ritmi psichedelici e bassi scolpiti: Shackleton, Appleblim, Peverelist e altri ancora.

Quando è iniziato questo amore?

Michele: Il mio amore con la musica elettronica nasce nel 2013 quando – insieme a un caro amico – passavamo i pomeriggi a casa sua dove era allestito un piccolissimo home studio.

Negli anni a seguire  prende piede un evento dove avrebbe suonato Robert Hood al palazzo dei congressi di Pisa. Partecipo all’evento e rimango sconvolto dall’impatto della serata. Ricordo ancora che tornando a casa ho proprio pensato “questo è quello che voglio fare io“. E da quel giorno è iniziata la mia curiosità verso la musica elettronica  sotto ogni punto di vista. 

Alessandro: Ho iniziato ad innamorarmi della musica elettronica da piccolo, ascoltando ‘Drukqs’ di Aphex Twin. Con il tempo ho iniziato ad ascoltarne sempre di più, soprattutto suoni più lenti, sperimentali. Alle scuole medie ho scaricato per la prima volta la demo di FL Studio. Da li ho iniziato a produrre ambient e vaporwave campionando vecchi dischi che recuperavo in giro ai mercatini.

Con il tempo ho fatto diverse pause, cambiato tanti generi musicali, hip-hop, trap, ambient, vaporwave, techno. Alla fine, anche se non ero soddisfatto delle mie produzioni, sono sempre tornato a produrre e a suonare in giro. Soprattutto, ad ascoltare tantissima musica. Sono quindi rimasto sempre innamorato dell’ambient e dell’IDM sperimentale, non smettendo mai di provare nuove frontiere fuori dai canoni comuni della musica.

Negli ultimi anni ho riscoperto il piacere della techno, l’energia che trasmette e come accomuna e sincronizza le persone sul dancefloor.

Ma soprattutto mi sono reso conto quanto mi piacesse produrre con sintetizzatori hardware. Collegarli fra di loro, sincronizzarli al ritmo di un kick robotico e lasciare andare gli arpeggiatori e le drum machines.

Giovanissimi, con già diverse produzioni alle spalle, bravi!, ma qual è il messaggio principale che volete lanciare con le vostre uscite? E quale il vostro obiettivo nei prossimi 5 anni?

Alessandro: Le nostre uscite sono orientate ad una sonorità curata nei dettagli. Come avrete notato, nel nostro primo anno di attività abbiamo più che altro fatto uscire solo singoli. Questo perché teniamo tantissimo alla qualità delle nostre produzioni, e non a fare uscire una marea di fuffa da far diventare virale sui social.

Il nostro obiettivo è di produrre qualcosa di curato nei minimi dettagli. Dalle patch dei sintetizzatori alle fasi di mix e mastering finale. Speriamo che le nostre tracce rimangano nella memoria di chi ci ascolta, e nelle chiavette dei DJ e nel cuore delle persone.

Il nostro piano è di continuare così. Spingere artisti che sanno quello che ascoltano e producono. Sonorità definite e scolpite. Sia musica ambientale, cupa, meditativa, sia banger aggressivi e distorti pronti ad armonizzare centinaia di persone in danze tribali.

Non importa che siano grandi nomi o nuovi volti nell’underground.

Le sonorità che ci colpiscono sono ben definite, e ci teniamo ad unire e raccogliere più persone che condividono questa passione ed una cura maniacale per i dettagli.

Ci concentreremo molto sull’organizzazione di eventi e showcase: la pandemia ha reso ballare una bestemmia, noi vogliamo tornare a colpire nello stomaco con enormi subwoofer e nella testa con sintetizzatori psichedelici.

Quali sono i prossimi dischi in uscita?

Michele: La prossima uscita prevista per linea records è un ep composto da 4 tracce scritto da Elliot K chiamato “You and me”,  che tocca sonorità molto particolari e contrastanti in un certo senso.

Le sonorità sono orientate intorno alla techno con sfumature che si potrebbero definire esoteriche, spirituali e in parte ipnotiche. È composto da alcuni campioni di canti gregoriani, sinfonie di Mozart, percussioni e canti popolari del sud America. Ma ci sono anche i ritmi africani in risposta alle strutture più classiche della techno.

Entriamo più nel vivo di Btw, cosa ne pensate della Club Culture lungo la linea di confine che unisce Milano a Berlino? Perché poi Milano e Berlino? Cosa rappresentano per voi?

Michele: Sicuramente a Milano ho trovato il mio primo vero confronto con la club culture. In quel di Macao quando ancora si trovava in viale Molise. Nel 2016 vivevo  anche io in Viale Molise ed il Macao stesso era praticamente il mio vicino di casa. Ho avuto modo di partecipare a tantissime loro serate e di conoscere tantissimi artisti e membri dello staff.  Nel corso degli anni, Macao è stato sicuramente un punto di riferimento e una realtà molto importante per la mia  crescita.

Una volta trasferito a Berlino invece sono entrato completamente in un altro mondo circondato da persone che collaborano con la club culture da ogni punto di vista.

Ho anche partecipato per qualche anno all’organizzazione di eventi con un collettivo indipendente “Sarasvati”, ed insieme a loro abbiamo organizzato diverse serate e festival sparsi per varie location di Berlino.

Si riscontra una certa serietà nella club culture berlinese. Si percepisce che  viene data  molta importanza e attenzione, sembra proprio un bisogno reale da parte dei cittadini.

I locali sono curati nei minimi dettagli e si percepisce l’enorme organizzazione e lavoro dietro alle serate.

Le scelte tra i vari club sono tantissime, quasi troppe. Solo col tempo si capisce quello quello che cerchi e desideri dalla musica elettronica e non solo.

Vi siete in qualche maniera definiti come amanti dell’underground, ma cosa rappresenta per voi questa parola? Cosa vuol dire essere un produttore di musica elettronica underground per voi?

Michele: Il concetto di Underground col tempo è andato un pò perso. Basta pensare alle origini e all’evoluzione della techno negli ultimi 30 anni. Siamo passati da una musica legata ai rave ed eventi più o meno legali, ad un qualcosa che oggi serve le corporate e i brand per farsi pubblicità.

La techno e gran parte della musica elettronica è stata strumentalizzata per creare una connessione tra brand e la loro rispettiva audience. Basta anche semplicemente guardare come Richie Hawtin ormai fa soundtrack per le pubblicità e per le sfilate di Prada.

Penso che nessuno si sarebbe mai immaginato un’evoluzione del genere.

In quanto perso il concetto di Underground, rimane difficile analizzarlo e capirlo a fondo. Paradossalmente ormai sentirsi “underground” non è per niente “underground”. Per noi il concetto di underground è un pochino diverso. La nostra etichetta nasce con solamente il nostro impegno di noi singoli senza nessun aiuto esterno ma soprattutto senza nessun tipo di finanziamento. E’ un progetto a costo zero sostenuto solamente dal nostro lavoro diviso equamente tra di noi. Ognuno è libero di portare ciò in cui riesce meglio e ciò che ritiene più necessario e giusto per l’etichetta. Non ci siamo mai affidati a manager, promotori, agenzie booking, finanziatori. Abbiamo col tempo sempre cercato di avere il pieno controllo sotto ogni aspetto dell’etichetta sia a livello artistico che a livello più funzionale. Questo per noi è essere “underground”, essere interamente indipendenti e dipendere solamente dalle proprie forze.

Quali sono le principali criticità che avete incontrato nel vostro giovane percorso?

Alessandro: Amiamo i Club, i festival e vedere migliaia di persone unite nel ballare insieme ritmi martellanti e digitali, come in una danza tribale. Ovviamente il nostro obiettivo era di far crescere la nostra neonata etichetta. Organizzando un certo tipo di eventi: lunghe nottate perché la gente potesse scatenarsi a ballare le nostre produzioni e le nostre selezioni musicali. La più grande criticità che abbiamo incontrato nel nostro percorso è stata ovviamente la pandemia.

Club chiusi, vuoti, il terrore di organizzare eventi musicali, di non essere autorizzati a tornare a suonare anche quando i contagi erano bassi e le piazze si riempivano di ragazzi che volevano uscire.

Il coprifuoco sanitario è stato un evento che mi ha anche distrutto personalmente. Ma non ci ha demoralizzati nel continuare a produrre e a mantenere viva la nostra etichetta. Prima del Covid e che nascesse Linea Records abbiamo fatto molte serate, indipendemente, in giro per l’italia e l’Europa.

Dopo poco più di un anno. Da quando abbiamo ufficialmente fondato la label, siamo riusciti ad iniziare a fare ballare le persone sotto il nome di Linea Records.

Linea Records @Caracol, Pisa

Provengo da una realtà ed una città primariamente universitaria, piena di giovani. Come accennavo sopra, la pandemia ha reso in Italia, la musica elettronica e il ballare una bestemmia, una pratica sconcia e pericolosa.

Da quando siamo tornati liberi di uscire e socializzare – qui a Pisa – le piazze si riempiono di chi ha voglia di socializzare e divertirsi, come è sempre stato.

Ballare insieme ci unisce, è nella natura dell’essere umano: da quando esiste la musica. Ci riuniamo intorno a tamburi e strumenti per danzare insieme, e ballare insieme ci trasporta nel qui ed ora, nell’’hic et nunc’.

Quando balliamo ci dimentichiamo del nostro passato, dei problemi, del dolore, della lista delle cose da fare per la prossima settimana. Siamo fatti così: il nostro corpo ne ha bisogno.

Qui, in una città composta per la metà di giovani universitari, il settore della musica elettronica è stato rovinato da terribili decisioni dell’amministrazione locale. Ogni mese esce qualche strana ordinanza comunale. Quasi sempre sono rivolte contro gli indecorosi giovani. Quei giovani che da anni sono ormai privati di spazi comuni per la socialità, indirizzati solo al produrre, produrre, produrre e produrre (e consumare ovviamente). Gli studenti si arrangiano, e portano tutte le sere tamburi e chitarre in piazza. Ma la musica elettronica?

A quanto pare, in questo luogo, è un bel nemico. Con la pandemia, la finestra di Overton si sposta e la musica elettronica e la techno sono diventate sempre di più fuori dall’accettabile. Per noi invece è un’arte, lo stesso concetto del millenario ritmo di un tamburo viene esteso e raffinato dalle possibilità che la tecnologia ci offre.

C’è chi si arrangia con enormi speaker bluetooth che porta in piazza, spingendo tutta la sera per compensare alla mancanza di spazi dedicati alla musica.

Le conseguenze di queste decisioni sono abbastanza negative per il settore. Mentre nel resto dell’Italia l’industria della vita notturna sta lentamente ripartendo. Qua sembra che all’amministrazione locale non desideri che chi lavora con la musica elettronica ed i locali torni a ripartire. Noi di Linea, cerchiamo invece di andare avanti nel nostro percorso, continuando a rilasciare musica e ricominciando ad organizzare eventi per fare ballare le persone

Cosa fareste voi per migliorare lo stato di salute del settore? per ripartire, per rinnovarsi? 

Alessandro: Spingerei per riportare la techno e la musica elettronica nella finestra della normalità. Cosa cambia se fanno chiudere anche le discoteche all’una di notte invece che alle 4? Il virus diventa più contagioso di notte?

Cosa cambia se migliaia di giovani si schiacciano, rattristati, in una piazza senza niente da fare, o invece si riuniscono a gruppi più piccoli, a ballare nel cortile di un locale la musica che gli piace?

Per migliorare lo stato di salute del settore, inviterei chi ha un po’ di spazio. Magari un piccolo locale, un garage, e poi un paio di casse, un impianto, un controller MIDI. Qualche luce e tanta voglia di ballare. Inviterei tutti ad organizzarsi, riunirsi e ascoltare la musica per tutta la notte. Ovviamente, nel rispetto della legge, prima che ne esca un’altra che dice che saltare a ritmo di musica è diventato illegale…

Con l’avvento degli streaming digitali, gli artisti e le label non guadagnano più molto dalla vendita di dischi. A parte quei pochi che incassano milioni di ascolti sulle piattaforme di streaming online.

Molti artisti si sono adattati a loro modo e tengono a rilasciare tantissima musica. Spesso poco curata e mirata per la maggior parte a fare qualche condivisione sui social media. Per noi non è così.

La nostra visione, come accennavo sopra, è leggermente diversa. Siamo una label internazionale sparsa per tutta Europa. Internet e i social media ci sono fondamentali.

Tuttavia il nostro obiettivo è continuare a rilasciare musica di qualità. Con costanza, senza esagerare. Per non finire poi a creare troppi contenuti, poco curati. Uno dei nostri obiettivi principali è continuare ad organizzare eventi finché le regole ‘anti-Covid’ ce lo permettono.

Penso che il settore abbia bisogno di più eventi underground. Ma soprattutto di spazi per permettere ai giovani di partecipare a questi eventi, mettendo sotto i riflettori gli artisti emergenti.

Grazie per averci dedicato il vostro tempo, speriamo di condividere prima o poi una bella serata assieme e magari una Consolle!

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Linea Records (sito web)


Dj Darius

Edited by Dj Darius, one of the founders of the PUM. Devoted to Art & Detroit Techno, enabling factors for sociality, culture, and community.

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