Alessandro Nuzzo
Comprendere la deriva mainstream
Intervistare anche l’altra parte – il mainstream – della fetta legata alla vita notturna è una questione di oggettività del metodo. Non possiamo costruire un nuovo concetto di Club Culture senza considerare anche le sue derive, o meglio ancora: le appropriazioni del mainstream verso quegli aspetti che funzionavano bene nel vero Underground. Agendo di rottura se è il caso, ma questo è insito nello stesso titolo della rubrica: Break The Wall (qui il numero passato se lo avete perso). E allora rompiamo questo muro e andiamo alla scoperta di quei tasselli, di quelle schegge impazzite che fuori dal contesto nativo rappresentavano i migliori ingredienti di partenza. Infondo è un esercizio di ascolto.
Qual’è la sottile linea rossa che oggi unisce il mainstream alla tanto amata Club Culture? Quali sono gli elementi sottratti? Quali quelli che si prestavano a questa operazione? E quali quelli che viviamo ancora oggi come forzature?
Con le giuste cautele, grazie alla nostra inviata speciale Rozz Ella abbiamo raccolto il pensiero di un altro giovane e brillante imprenditore locale “Alessandro Nuzzo”, gestore dello storico Caino a Pisa.
Prima di lanciarci nell’intervista vera e propria occorre una premessa ulteriore: su Under-blog parliamo di Arte, Musica, come quella elettronica e di tutto ciò che che possiamo definire contro cultura. E lo facciamo con la passione del ricercatore innamorato della qualità. Per questo non siamo soliti a rappresentare retoriche mainstream.
Forse perché in prima battuta è proprio il mainstream lo spirito in antitesi dal quale parte la nostra fuga da quel rumore di fondo che ha svuotato di significato i luoghi che amiamo in favore di “facili giochetti di pancia” (cit. Carlo Affatigato). Tuttavia riteniamo maturo il cercare di spingersi anche oltre il confine del nostro settore per scoprire qualcosa di nuovo, mantenendo quindi un sano contraddittorio tra mainstream e underground almeno laddove riconosciamo elementi di qualità anche tra le proposte più commerciali.
Forse perché anche fuori dal muro ci sono elementi preziosi da recuperare per riscrivere una nuova pagina per la Club Culture.
Ciao Alessandro, cosa è per te la Club Culture?
“Club” e “Culture” sono due parole che appartengono a due mondi infiniti che si uniscono e si intrecciano in perfetta armonia. Descrivono un movimento culturale che ruota intorno ad un linguaggio universale: LA MUSICA, in tutte le sue sfaccettature.
Quel linguaggio capace di unire diverse culture e nazionalità. Quel codice che arriva dritto al cuore per regalare emozioni, sogni, nuove conoscenze, opportunità e soprattutto nuove storie. La club culture racchiude stili musicali diversi, ognuno capace di dare un colore e una tonalità differente per ogni genere di pubblico.
Dal magico mondo della musica dance alle emozioni dei live, passando anche per gli “happy hour”, ormai sempre più apprezzati in Italia. Capaci di abbinare il mondo della musica al gusto di un aperitivo, ad una pausa relax e all’arte del “mixology”, con cocktail innovativi che si sposano ad ogni situazione e stato d’animo. Proprio per questo ho sposato il concetto di Club Culture nella sua completezza e in diversi ambienti: dalle cene e dagli “happy hour” con il Caino di Pisa, agli aperitivi in riva al mare dello Zen Beach di Gallipoli. Dalle grandi notti del Giovedì del Lumiere Pisa, a quelle frizzanti dell’Estate in Salento con il Ten Gallipoli.
Ogni fase della serata può essere scandita da un ritmo diverso, ogni attimo è quello giusto per creare nuovi spazi culturali, per condividere esperienze e confrontarsi continuamente sulle questioni di vita quotidiana. Ogni attimo ricorda un momento da raccontare, un aneddoto, un viaggio, una nuova lezione di vita.
Tante volte quando mi capita di descrivere un live o un dj set mi piace definirlo come un viaggio musicale che abbraccia diversi momenti e anni della nostra vita, un viaggio creativo ed educativo che stimola la fantasia e ci aiuta a rivalutare determinate situazioni che ci hanno resi protagonisti in questa società.
Un disco che la rappresenta?
Il 2006 è stato proprio l’anno in cui ho iniziato a sposare il mondo della Club Culture, proprio per questo scelgo un disco di quel periodo per me ricco di significato. Qualcosa iniziava a cambiare nella mia vita e ad assumere un ritmo ben chiaro. Il disco è “I’m really hot” di Missy Elliot e Timbaland, remixato magistralmente dal dj Antonio Ferrari, in arte Ralf. Grande maestro Italiano dell’House Music, un genere che ha segnato una svolta musicale nel mondo del club: da Chicago a Londra e naturalmente anche in Italia.
Le persone frequentano sempre meno i club, molti chiudono anche in paesi ‘avanti’ come la Germania, cosa potremmo fare qui? Cosa manca? Cosa andrebbe cambiato?
Bisogna analizzare la questione dalle basi e capire attentamente la psicologia del pubblico. Ho iniziato il mio “viaggio” nel mondo del club a 18 anni. In 14 anni il mondo è cambiato e si è trasformato senza sosta. La tecnologia compie passi da gigante e cambia l’approccio, la mentalità, l’idea della gente nei confronti del clubbing. I miei primi passi li ho compiuti nel mondo delle pubbliche relazioni, a mio avviso fondamentali per studiare bene ciò che la gente desidera.
Ho iniziato a Gallipoli, città cardine del mondo dell’intrattenimento, che mi ha insegnato tanto e tutt’ora continua a darmi nuovi spunti.
Ho iniziato instaurando contatti diretti con le persone. Partendo dalla classica stretta di mano sono nate grandi amicizie, ho continuato a trasmettere il mio amore per il mio lavoro. Ho cercato di capire come si evolve la società in base ai cambiamenti.
Anche il mondo della comunicazione infondo rientra in un percorso culturale, rappresenta il biglietto da visita di un club. Senza comunicazione non si potrebbe fare Club Culture. In questo modo, nel mio piccolo e tramite le interazioni, riuscivo tante volte a comprendere cosa la gente chiedeva, quale genere di club poteva piacere, come organizzare una serata a 360 gradi: dalla musica agli effetti, dal personale all’ambiente accogliente e coinvolgente.
Mi sono immedesimato sempre nello sguardo e nelle aspettative del cliente.
E qui noi aggiungiamo che questi sono elementi fondamentali sia per l’Underground che per il Mainstream, ma spesso nel mondo dei Club Underground sono andati a perdersi. Spesso dall’altro lato della barricata si pensa che basta la “musica” e ci si stupisce quando il pubblico si porta da bere da casa. Forse la verità sta nel mezzo. Ovvero a fronte di pochissimi operatori che hanno saputo rinnovarsi nel tempo e adeguare le proposte artistiche ai cambiamenti, sono subentrati tanti operatori più improvvisati che col pensiero di “apro un bunker tutto buio con un mega impianto e tanto il resto lo fa la gente” hanno progressivamente contribuito a distruggere quella scintilla iniziale.
La crescita del mondo dei social network ha generato inconsciamente un distacco del mondo del club dal proprio pubblico, inizialmente sottovalutato e dopo sempre più crescente. È un peccato! Penso che il corretto utilizzo del social può divulgare una serata ricca di significato o un live esclusivo, ma non basta. Un gestore di un club o un organizzatore dovrebbe conoscere meglio la propria clientela e interagire direttamente, di persona, con le associazioni, con i gruppi di studenti, con la gente che apprezza questo mondo e anche con chi non lo apprezza, con l’intento di incuriosire e avvicinare nuova gente al proprio club. Bisogna armarsi sempre di pazienza e capire bene che una persona si sente a casa propria quando è coccolata, ed è una cosa normalissima. Inoltre bisognerebbe creare un legame tra la clientela e il club, promuovendo un prodotto musicale valido, proponendo “dj o artisti homemade”, ai quali affezionarsi, attuando un servizio impeccabile a partire dal personale con l’obiettivo di creare una famiglia all’interno del club stesso che trasmetta entusiasmo e valori importanti alla clientela. Ne approfitto per salutare il mio staff e i miei compagni di avventura che sono la mia seconda famiglia.
Ci teniamo a sottolineare che si tratta di un altro tema fondamentale che Alessandro tocca con la giusta delicatezza. Spesso sia nell’Underground che nel Mainstream parliamo di qualità ma poi ci dimentichiamo degli artisti locali, delle scene, di coloro che contribuiscono ad alimentare la scintilla a favore dei grandi nomi o dei facili incassi. Questo avviene in tutti e due i mondi paralleli. Siamo d’accordo con Alessandro che bisogna ripartire dalla scena locale. Lo diceva anche il nostro caro amico Fonx Fonzarelli in questa intervista per BtW.
È importante anche investire periodicamente su ospiti speciali, capaci di aumentare il blasone del club, ma senza dimenticare che l’afflusso continuativo della gente non deve assolutamente dipendere solo dalla presenza o meno dell’ospite. La creatività fa sempre la differenza.
Infine servirebbe una maggiore tutela da parte delle nostre istituzioni nei confronti del mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, si tratta di investimenti importanti sulla cultura e sull’educazione del mondo giovanile. Serve una maggiore promozione della club culture made in Italy. Infine ci vorrebbe più unione, collaborazione e cooperazione tra i vari club presenti nella stessa città, per valorizzare il territorio e attrarre un bacino sempre più ampio di turisti. All’aumentare delle proposte di qualità, aumenta il bacino di gente.
Ora più che mai, in fase di pandemia, questo settore avrebbe bisogno di una grossa mano per poi essere rilanciato in grande stile. Lo meritiamo, e lo merita quel motore che lavora duramente dietro le quinte per dar vita allo spettacolo. Noi nel nostro piccolo cerchiamo di non fermarci e di nutrire tanta speranza per il futuro.
Sono diverse le iniziative social che stiamo proponendo durante il lock-down: dalla diretta del Giovedì Universitario di Pisa, alla diretta musicale della Domenica del Caino: il dj set di Marco Ruscio, tutto in vinile, con suoni ricercati, che servono a ricreare l’atmosfera dei nostri aperitivi. Per non parlare delle immagini condivise sui nostri social, con l’intento di ricordare serate speciali o momenti indimenticabili come una festa di laurea o una ricorrenza particolare. Tutto questo per infondere positività, in attesa del ritorno. Infondo, come dice Ligabue, “certe luci non puoi spegnerle”.
Quale è la Club cultura che vorresti?
Mi piace vedere la club culture come un laboratorio e un’esplosione di idee. Un mondo in continua trasformazione, che non conosce limiti e che porta a reinventarsi continuamente, anche nei periodi più complicati. Infondo dalle difficoltà nascono sempre idee innovative. Basta non tralasciare la cura del dettaglio e la qualità, con l’obiettivo più importante di tutti: TRASMETTERE UN’EMOZIONE.
Ringraziamo Alessandro per il suo contributo e li facciamo un grosso in bocca al lupo per tutto.
Crediamo, come emerge tra le righe che ci siano oggi molti più aspetti in comune tra chi opera – anche se in antitesi – per offrire socialità e contatto umano al centro del proprio mondo (innovazione, comunicazione diretta, utilizzo mirato delle tecnologie). Il mainstream ha saputo lavorare proprio su questo elemento, ovvero ricreare quella famiglia sociale allargata e quell’energia su cui poi instaurare legami. Se nell’Underground questo è sempre stato un elemento spontaneo, oggi è forse uno degli ingredienti mancanti. C’è chi sostiene che non si può recuperare ciò che è stato o vivere di nostalgia in eterno, verissimo. Tuttavia la domanda chiave è come alimentare nuovi movimenti spontanei e aggregazioni capaci di illuminare nuovamente le nostre notti e non solo. Tra le parole di Alessandro emerge lo stesso fascino per la Club Culture che possono avere anche le persone più lontane dalla sua proposta culturale. Certo non si può vivere di luce riflessa, tuttavia a noi piacerebbe tanto recuperare nel nostro piccolo quel bagliore originario.
Links:
Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.)
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