FACTORY ASKS 0011: MOODBOARD
Nome progetto 0011 : Moodboard
BIO
Lucrezia Cortopassi nasce a Pietrasanta il 19 febbraio del 1992. Nata con un background familiare di appassionati di arte, archeologia, arredamento e design non è difficile pensare che i suoi studi siano iniziati da un Liceo Artistico, il “Passaglia” di Lucca, e che siano finiti con una laurea in Disegno Industriale all’ISIA di Firenze. Durante questi anni la passione per la carta è sempre stata evidente: partendo dal progressivo accumulo di riviste, libri, flyer, poster e biglietti da visita fino al ripetitivo tentativo di immischiarsi in una nuova avventura editoriale.
Martina Toccafondi, fiorentina, nasce il 1 dicembre del 1988. La sua formazione è stata fin dall’inizio fortemente contaminata dai film adolescenziali degli anni ’80, dall’arte contemporanea, dallo stile parigino, dai polpettoni di saggi sugli impressionisti, dalle commedie del dopoguerra. Ma più di tutto dalle riviste, divorate, segnate, ritagliate (a volte anche lette). Da questo nasce la passione per l’accumulo di ritagli, fogli di carta, pezzi di texture. Ha iniziato studiando visual design (cos’altro sarebbe potuto essere?) prima all’Università degli Studi di Firenze e successivamente con un diploma specialistico all’Isia di Firenze. Da due anni lavora come freelance nella grafica per la moda e nell’editoria. Ma qualcosa bisognava pur fare con tutti quei ritagli.
01. Come e da dove è nata l’idea di fondare la vostra rivista?
Lucrezia: L’idea è nata da Martina qualche anno fa per gioco. La scorsa estate poi ci siamo come lette nel pensiero, è stato strano. Ci ha aiutato l’amore per l’editoria, quella cartacea che riempie le librerie e dove le immagini con il tempo sbiadiscono e dei gusti molto affini (quelli che contengono glitter, unicorni e immagini provocatorie si intende). Così durante un bel pranzetto di pesce nella piccola Atene della Versilia, Martina mi ha spiegato il progetto ed è stato amore a prima vista.
Martina: L’idea è nata all’inizio dalla mia collezione decennale di ritagli. Erano tutti lì davanti a me che mi guardavano come a chiedermi che senso avessero di essere lì. E così ho pensato che questa mania dovesse trovare uno sbocco. Se ispiravano me, perché non potevano ispirare anche qualcun altro? Ma era solo un barlume, l’idea vera e propria è nata in due. Non potevo farcela da sola.. e sapevo esattamente da chi andare!
02. Vi siete ispirate a qualche magazine già esistente? O in generale cosa vi guida nelle vostre
scelte editoriali?
Lucrezia: I magazine che ci ispirano sono tanti, come i siti e i blog. Essendo Moodboard una grande bacheca di ispirazioni è inevitabile che attingiamo da qualsiasi fonte ci passi sotto il naso, cercando di reinserirla in un contesto logico e in tema con lo stile che abbiamo scelto. Il web è pieno di spunti visti e rivisti sotto ogni forma e versione ma la nostra vera missione è far entrare in questo circolo qualche volto nuovo e di talento.
Martina: Certo le nostre fonti di ispirazione sono tantissime, dai magazine di arredamento chic ai blog trash. Credo che ciò che ci ispiri di più sia la ricerca di nuovi significati che nascono accostando elementi comuni, ordinari, che sembra non abbiano niente in comune tra loro. Cosa succede se accanto alla foto di un seno metto l’immagine di un paio di forbici? A cosa mi fa pensare? Da due oggetti con due significati distinti, ne nasce un terzo, un quarto e così via, a seconda dei legami che creiamo.
Moodboard release @ P.U.M. Factory Fest, Bastione San Gallo
03. Come finanziate la stampa dei vostri numeri e quali tecniche di stampa usate?
Lucrezia: L’editoria, specie se indipendente e specie se in Italia, non ha un’importanza rilevante. Quello che facciamo lo facciamo spinte prima di tutto da una grande passione e amore per questo lavoro. Il resto è tutto di tasca nostra, per ora chiaro, poi chissà! La stampa in tipografia “vecchio stile” è quella che ci ha affascinato di più ed è quella dove si ha anche un contatto diretto con l’operatore con il quale possiamo confrontarci e scambiarci consigli e idee.
Martina: Per adesso ci autofinanziamo. Questo è il grande problema comune di chi fa editoria indipendente. È difficilissimo trovare finanziatori per un progetto cartaceo. In fondo si dice in giro che la carta sia morta, sostituita dalle pagine web, dai blog, dai giornali online. Perciò la domanda di sempre è “perchè dovrei spendere per stampare qualcosa che potrei vedere su un display gratuitamente?” La nostra è una scommessa. Vogliamo allargare gli orizzonti fisici e non del concetto standard di rivista, reinventando la sua classica (spesso limitativa) suddivisione in pagine. Per visualizzare i contenuti su un sito si può scrollare, cliccare, ma ciò che uno schermo non ci permette è la visione di insieme. Moodboard mostra tutto il contenuto in un’unica grande pagina fisica davanti ai nostri occhi.
04. Qual è il messaggio principale che vorreste comunicare tramite la vostra zine?
Lucrezia: La nostra rivista, che in realtà è un grande poster di 100x140cm, una bacheca appunto, come riporta la definizione da dizionario di moodboard in fin dei conti, ha puramente uno scopo educativo all’immagine. Mi spiego meglio. Tutte le immagini contenute nel poster hanno una logica e il tema si sviluppa piega dopo piega. Il tema di base è uno ad ogni uscita ma le derivazioni che può avere sono tantissime. Per questo ci divertiamo a dividere le sottocategorie anche in base ai colori. L’effetto finale è davvero piacevole e stimolante, sia per un creativo che non!
Martina: L’ispirazione. L’interpretazione. Qualunque essa sia, non ce n’è una giusta o sbagliata. L’importante è lasciarsi stimolare, cercando nuovi accostamenti di immagini, di colori e significati.
SHOP ONLINE : http://magazinemoodboard.bigcartel.com
05. Che cosa vuol dire underground per voi?
Permettersi il lusso di sperimentare. Uscire dagli schemi e scommettere contro chi ti dice “non si fa così”. E chi l’ha detto? Lavorando come grafica una delle cose più snervanti è scendere a compromessi con i clienti, con ciò che ti permettono o no di fare. Si può fare tutto, basta avere il coraggio di provarci. E questo tipo di contesto ti dà l’occasione di metterti alla prova. Per noi vuol dire essere liberi.
06. Quanto sono importanti secondo voi occasioni come il festival per promuovere i giovani creativi locali e cos’altro vorreste che venisse fatto in questo senso?
Lucrezia: Credo che occasioni come questa che ci è stata concessa siano molti importanti per far conoscere il proprio progetto, ma soprattutto le conoscenze che possono crearsi all’interno di uno scenario simile possono portare anche ad interessanti collaborazioni! Posso solo sperare che eventi simili si intensifichino su tutto il territorio cercando di coinvolgere più realtà possibili e artisticamente simili.
Martina: Sono molto importanti perché ti permettono, come ha detto Lucrezia, di conoscersi, influenzarsi a vicenda, creare nuove collaborazioni e nuovi sostenitori. Vorrei che ci fossero più occasioni del genere che non ci facciano sentire soli in mezzo al mare, contro vento!
segue :
Galleria fotografica di Nicol P.
Moodboard Release #animacorpomicrochip
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“Nessun artista è stato maltrattato durante la realizzazione di questa intervista”